sabato 4 giugno 2011

SEMAFORO VERDE

Vi vorrei pregare di avere la pazienza verso quanto non è ancora risolto nel vostro cuore, e tentare di aver care le domande stesse come stanze serrate e libri scritti in una lingua molto straniera. Non cercate ora le risposte che non possono esservi date,
perché non le potreste vivere.
E di questo si tratta, di vivere tutto. Vivete ora le domande.


Lettere a un giovane poeta, R. M. Rilke



Anticipando l’uscita dall’autostrada a un paio di città prima della mia, mi è capitato di assistere a una scena davvero squisita.
Ero fermo a un semaforo (lungo…, lungo…, lungo… ) di quel paese quando sul marciapiede son sbucati un nonno che teneva per mano il suo nipot-ino. Bamb-ino ai primi passi.
Ritengo - ma dannatamente non riesco a ricordarla - che sia una delle esperienze più belle della vita: incominciare a camminare. Penso - mi si corregga - paragonabile al giorno in cui si impara a nuotare o, pensiero surreale, se avessimo la possibilità di volare, il giorno in cui riuscissimo a staccarci da terra. Chi non proverebbe un’euforia incontenibile il giorno in cui riuscisse in un’impresa di questa portata?
Immagino che un bamb-ino provi lo stesso, nel distaccarsi dalla gattonata che lo lega alla terra, mani e ginocchia. L’euforia di staccarsi da ciò che c’è prima, che continua a spingerti in avanti consapevole di possibili cadute e ferite, si chiama «diventare grandi».
Torniamo a quei due. Il pupo trotterellava tutto contento, tirando la mano del nonno, un po’ curvo in avanti. Ad un certo punto i due si staccano. Il primo procede, “sicuro” sulle sue zampette, il secondo si ferma e si siede sul bordo di un’aiuola (quanto è bello scrivere la parola “aiuola” e sapere che non è solo un’invenzione della maestra delle elementari, che t’insegna il suo plurale come una delle poche forme contenenti tutte le vocali, ma che esiste veramente e la si può usare!). Qualcosa deve essere successo tra i due. Il bamb-ino, dopo qualche secondo di distacco, si accorge che qualcosa non va. La sua mano sicura, il suo sostegno, il suo nonno non cammina più accanto a lui. E adesso lui – the baby – è un po’ soletto, lì, in piedi ad aspettare il suggerimento per la prossima mossa, la risposta a quella domanda che non riesce ancora ad esprimere a parole, perché le parole non le ha ancora imparate tutte.
Ehi, nonno! Su, forza! In piedi! C’è un mondo intero che voglio incontrare. Se tu te ne stai lì seduto, io come faccio a diventare come te? Devo sedermi anche io?”.
La faccia stanca del nonno sembrava chiedere pietà al piccolo, il quale, dopo aver piegato la testa di lato, quasi a disegnare un punto di domanda, si è rassegnato sedendosi accanto a lui.

Quello dietro di me, evidentemente, non aveva digerito il pranzo. Così mi son beccato un po’ di clacsonate e qualche insulto che son riuscito a decifrare dallo specchietto retrovisore.
Verde. A casa.



QUOTATION: “Una risposta è il tratto di strada che ti sei lasciato alle spalle. Solo una domanda può puntare oltre”, J. Gaarder in C'è nessuno?

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