domenica 20 marzo 2011

LUMINOSA-MENTE



C'è un tempo, dopo il silenzio, che chiede altro silenzio.
C'è un tempo in cui si è in ritardo con consegne e cose varie.
C'è un tempo, che pare che il tempo manchi, come la terra da sotto i piedi.
C'è un tempo in cui non puoi pensare troppo a troppe cose, così fai selezione delle cose più importanti. Ma quali sono le cose più importanti a cui pensare in situazioni di count-down? Non sono quelle che, almeno ad un primo sguardo (e chi ha tempo per un secondo o un terzo?) appaiono come belle? Parlo di Bellezza. Quella indiscutibile. Quella oggettiva. Quella che non chiede l'intro politicamente corretta "secondo me...", ma che ha il coraggio di affermare "questa cosa è bella!".
Qualcuno, in questi giorni di silenzio, mi ha suggerito che la bellezza è visibile solo a chi possiede occhi per vederla. Occhi per poter vedere la bellezza si hanno se, almeno una volta, la Bellezza la si è incontrata. E la si è pure desiderata.
Penso a Pietro, a Giovanni, a Giacomo che quella mattina, sul quel ventoso monte Tabor, hanno visto il più bello tra i volti dell'uomo. Un volto di luce, un volto amico, il volto dell'Amico, del loro Migliore Amico.
Insieme a quel volto anche un vestito bianco, anche questo pieno di luce, capace di destare stupore, meraviglia. Quella meraviglia che, probabilmente, può distrarre dalla routine di tutti i giorni e insegnare un po' ad amare.

Silenzio, Tempo, Parola, Occhi, Luce, Volto, Amico.
Colleziono solo alcune parole alla fine di questa settimana.
O meglio, all'inizio di questa nuova.


QUOTATION: "...quell'aria e quel sole impregnano i panni stesi di un aroma unico. Un misto di pino e tegole cotti dal sole e di mani di mia madre." Alessandro

domenica 13 marzo 2011

TENTATIVO o TENTAZIONE?


Quando le parole devono essere spese necessariamente, perché così vuole la vita, alla fine di una giornata impegnativa si desidera solo il silenzio.
Non più parole tue. Non più parole degli altri. A volte le parole degli altri chiedono tanto alla vita. A volte - e oggi può essere andata così - ho da offrire solo il silenzio di un ascolto. Mi si perdoni.
All'inizio di questi Quaranta giorni siamo chiamati a fare un passo, in un deserto. Luogo ostile, dove l'uomo è rimandato alla sua essenza. Perché tutto tace e i pensieri, i mille pensieri, obbligano a fare i conti con quanto c'è di più vero e buono dentro di noi. Ma anche con le cose che non vanno, con i limiti, con i bisogni, con la "fame" e con la "sete". Con tutto noi stessi, insomma.
Il passo verso il deserto è un passo che sa di tentativo. Provare ad essere veramente noi stessi. Capire chi siamo e dove andiamo. In un deserto, dove l'unica compagnia è quella di un povero vecchio diavolo, costretto dalla sua testardaggine a fare quello che da secoli fa: dividere, dividerci, separarci, farci allontanare dalla Verità. Confonderci così tanto da arrivare a scambiare il tentativo di poter essere qualcuno, con la tentazione di seguire i sogni di qualcun altro, rinunciando così ad essere pienamente noi.
Ecco la frittata del diavolo: basta rompere un uovo. E il fuoco ce lo mette lui.

Concludo questo (forse) insensato post con questo video. Forse non c'entra nulla.
Dura solo un minuto.
Ma parla di vita. Vita vera.




POST SCRIPTUM del 21 marzo 2011, primo giorno di Primavera:
qualcuno ha reclamato i diritti d'autore sulle parole di Alda Merini.
Perché quelle parole son state dette all'interno di un programma televisivo.
Il mondo dello spettacolo, insomma..
La tentazione di reclamare diritti (economici?) ha vinto sulla possibilità-tentativo di ascoltare le parole di una vita spesa a sognare e ad amare.
Qualcuno non vuole che quel video si veda e che quelle parole si ascoltino.
Aver paura, forse, induce più spesso in tentazione, che a tentare cose vere.
Vabbè, son scelte...

giovedì 10 marzo 2011

AIRONE


Chat-line: confidenze virtuali
"Finalmente ciao Airone. Finalmente noi. Chissà perché è così bello incontrarsi qui. Così magico. Al buio, solo lo schermo del computer a fare luce. Silenzio, il rumore leggero dei tasti. L’idea che il mio messaggio appaia davanti ai tuoi occhi magicamente. Come nato molto lontano e capace di vincere il tempo e le distanze. Capace di vincere il nulla, l’ignoto.
Parlare con te è la cosa più bella che mi sia capitata. La cosa più bella di ogni giornata. Ed è un bene che avvenga a tarda sera come un sollievo per tutte le difficoltà che si sono accumulate in sole quindici ore. Troppe.
Oggi, per esempio, è successo veramente di tutto. Sono riuscita a discutere con mia madre, mio padre, mia sorella, la mia migliore amica, il mio fidanzato.
Un record.
Ecco che di nuovo ti sommergo con i miei racconti che devono averti dato di me un’idea orribile. Mentre tu, Airone, sei bravissimo a non darmi segnali, indizi a cui potrei appigliarmi per abbozzare un tuo identikit. Non sono riuscita a capire nulla di te e questo apre ogni spiraglio di fantasia e creatività. Così ogni volta che ti scrivo ti immagino diverso, ora adulto, ora giovane, ora donna, ora uomo.
Già, potresti essere un uomo più o meno dell’età di mio padre.
Morirei dal ridere all’idea di aver parlato tanto con una persona che avrebbe potuto essere mio padre. Io con lui non parlo da che ho smesso di andare all’asilo. Anno più, anno meno. Non che la colpa sia solo sua, certo, comunque è andata così. Inutile recriminare. Mio padre ha lo sguardo di chi ha raggiunto esattamente quello che sognava da bambino. Uno sguardo fermo, senza debolezze, che non abbassa mai. Quello sguardo io non riesco a sostenerlo, perché provo vergogna di tutte le mie incertezze, dei miei dubbi, delle mie paure di non riuscire. Io non ho la sua forza. Io non gli somiglio. E da sempre penso che lui non possa perdonarmelo.
Oppure penso che potresti essere una donna come mia madre. Ancora più divertente. Ho raccontato tutti i miei segreti e i pensieri più nascosti ad una donna che potrebbe essere mia madre. Che ha delle figlie dalle quali si aspetta esattamente quello che mia madre si aspetta da me. Il problema è proprio questo: mia madre ha delle aspettative e precise. Ha migliaia di libri e li ha letti tutti. Ha la tessera del partito dalla gioventù. Ogni giorno un paio di quotidiani e qualche settimanale. Mi piacerebbe molto essere così e cerco da sempre di leggere e capire, come le ho sentito ripetere sin dalla mia infanzia. Accade però una strana cosa: quando mi trovo a parlare con lei, preferisco fingere di non sapere per paura che le mie convinzioni non coincidano con le sue e siano quindi irrimediabilmente inadeguate. Probabilmente il fatto che io la pensi diversamente sarebbe per lei una prova di straordinaria indipendenza intellettuale. Ma io proprio non ce la faccio.
Al contrario mia sorella.
L’unica cosa che ha imparato dalla mamma è la preoccupazione della propria bellezza. La mamma però è discreta in questo suo aver cura di sé e il risultato è una bellezza sussurrata e non gridata ai quattro venti perché tutti la guardino. Mia sorella non ha capito nulla e cerca gli sguardi del pubblico mentre mia mamma offre agli sguardi altrui la propria sicurezza. Quando ci incontriamo, di solito è notte e siamo a letto, cerchiamo di allacciare uno straccio di dialogo, quello che sarebbe normale ci fosse tra due sorelle con 5 minuti di differenza d’età, ma mi addormento intristita mentre lei mi chiede di aiutarla a scegliere il fidanzato giusto tra migliaia di pretendenti. Mai viste due gemelle identiche nell’aspetto e tanto diverse dentro.
Negli ultimi giorni mi domando perché racconto proprio a te di mio padre, di mia madre, di Viola. A te che potresti essere il padre, la madre o la sorella di qualcun altro che in questo momento al buio e in silenzio sta scrivendo di te. E così via in un circolo vizioso che sarebbe sano interrompere, parlando ognuno ai suoi, senza paura. La risposta che mi sono data è che tutto è più facile perché tu non mi guardi negli occhi. Non ti ho davanti a me, non vedo rughe di disapprovazione sul tuo volto o smorfie di perplessità. Non leggo delusione o insofferenza.
Non ti sento. Non sento la tua voce quindi nessuna irritazione o nervosismo o durezza di tono. Non ti giro intorno per la casa tutto il giorno, non cerco la tua attenzione proprio nel momento meno opportuno o perdo i tuoi orecchini preferiti proprio il giorno in cui la macchina si è fermata nel bel mezzo di un ingorgo e hai un diavolo per capello. Ecco forse è troppo facile diventare amici o amarsi senza avere la possibilità di darsi un po’ di fastidio. Senza essersi un po’ antipatici. Senza avere un po’ paura l’uno dell’altro.
Quello che noi stiamo facendo questa sera è sostanzialmente niente altro che un adulterio. Si tradisce la propria famiglia, dedicando il proprio tempo, l’attenzione, la disponibilità, la pazienza ad un estraneo che non è un nostro problema, verso il quale non abbiamo doveri, che se dovesse cominciare a non piacerci, potremo cancellare con un clic. Qualcuno che da noi non può pretendere nulla e tutto ciò che gli regaliamo favorisce la sua assoluta gratitudine. Qualcuno che ha problemi come i nostri ma ci sembrano meno mostruosi perché non ci coinvolgono direttamente, li guardiamo da lontano e possiamo suggerire soluzioni come fossimo oracoli. Soluzioni che sicuramente risultano intelligenti e che cadono a pennello perché in fondo l’esito che ne deriverebbe, anche se non fosse positivo come avremmo pensato, non ci procurerebbe nessun rimprovero. Insomma il massimo del risultato con il minimo dell’impegno.
Pensandoci bene anche noi, Airone, per parlarci abbiamo avuto bisogno di accettare un legame, di affidarci ad una «rete» dalle maglie invisibili, che sembrano non intrappolarci le ali, il cui filo non dà la sensazione ai nostri polsi di logorarli o stringerli troppo. Una rete virtuale che non ha il peso e l’odore della realtà, non soffoca, non può spaventare.
Probabilmente se ci incontrassimo ad una festa, potresti non trovarmi neppure simpatica e io magari ti guarderei per un solo attimo archiviando subito la tua presenza, per nulla incuriosita dai tuoi discorsi oziosi. In fila allo sportello della posta non alzeremmo neppure lo sguardo dal giornale, niente di interessante in noi. Questo perché la realtà è come è, non come la immaginiamo e spetta solo a noi la fatica di saper intuire negli interstizi il bagliore di una potenzialità, di una ricchezza e decidere di faticare perché queste vedano la luce e rendano la nostra vita più attraente e semplice.
Mio padre in questo momento è nello studio, anche lui con la sole luce dello schermo del computer, ho voglia di correre giù e di abbracciarlo forte dicendogli che ho grande progetti per il mio futuro ma anche mille paure. So bene che il lieto fine non è sempre la conclusione delle vicende della vita. Forse non alzerà neanche la testa dal computer. Ma credo che si diventi grande tentando grandi imprese. E le grandi imprese non riguardano mai le cose ma sempre i nostri legami con le persone.
Mia madre sicuramente è a letto che legge un libro, forse andrò da lei a dirle che McEwan è un grande, che non sono del suo partito, che ho letto tantissimi dei suoi libri di nascosto.
E quella con mia sorella sarà un’altra bella guerra.
Così questa è l’ultima volta che ricevi un mio messaggio. Ti prego di non rispondermi.
Credo sia ora di cominciare a vivere."

Stefano Lupi, NPG gennaio 2000, p.78

martedì 8 marzo 2011

ITALIA e MATEMATICA


...credo che per raggiungere una parità sostanziale sia necessario incidere essenzialmente sulla cultura diffusa: sulla concezione del ruolo della donna, sugli squilibri persistenti e capillari nelle relazioni tra i generi, su un'immagine consumistica che la riduce da soggetto ad oggetto, propiziando comportamenti aggressivi che arrivano fino al delitto. Per favorire il cammino verso una parità sostanziale, molto devono fare la scuola e i mezzi di comunicazione attraverso i valori che trasmettono, e una rilevante responsabilità cade su quanti hanno ruoli preminenti in tutti gli ambiti e le professioni ; alle donne in particolare, tocca offrire validi modelli di comportamento. Non solo a quante hanno particolari funzioni e visibilità, ma a tutte le donne spetta, nella quotidianità della loro vita, il dovere di contrastare luoghi comuni, di esigere rispetto e considerazione.

Così il Presidente (quello della Repubblica) parlava questa mattina.
Oggi più che mai, mi è parso di notare una grande quantità di auguri. Alle donne, ovviamente. Sarà che vivo ancora sulla cima di un colle, una sorta di Olimpo beato e che gli ultimi ottomarzi li ho passati lontano dalle strade polverose del mondo. Effettivamente l'ultima volta ero ancora tra i banchi (quadrati) del Liceo. La scuola è donna. Le prof sono donne. La Prof è donna (anche la Profe è donna).
Mi sono chiesto perché tutti questi venditori di mimosaggini. Mi sono chiesto quante distrazioni da farsi perdonare. Mi sono chiesto perché tutta questa stra-ordinarietà.
Ho fatto gli auguri a poche Persone, cioè donne, perché le persone sono donne (e anche e soprattutto viceversa!).
Li ho fatti alle donne più importanti, alle più significative.
Per dire un “di più”, un bel po' di più.
Per dire la stra-ordinarietà, rispetto all'ordinarietà, che dovrebbe essere già di per sé stra-ordinaria.
Per dire che, comunque, è necessario quel “di più” per ribadire la verità degli affetti.
La delicatezza degli affetti.

Troppi “per dire..”. Sono stato contagiato.
Mamma, domani posso stare a casa da scuola?



QUOTATION: “tra il dire e il fare..c'è un mare di matematica da studiare.
prof. Valeria – anno scolastico 2005/06 – al GiBì

postscriptum: dovendo conservare le stupidate scritte nell'altro blog, perché qualcuno ha voluto eliminarlo, ho ripescato alcune citazioni di vita passata. Forse comprensibili a pochi, ma per quei pochi davvero eccezionali.
Buona vita.
a.

giovedì 3 marzo 2011

CENSIMENTO

In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò un censimento
di tutti gli abitanti dell'impero...


...mentre nella casella di posta elettronica del face book succedeva questo:



Andrea: “sei piccino!!:) ci vediamo a settembre!!:) ciao

I.(terza media): “in che senso ?

Andrea: “sei piccino, vuol dire che sei al massimo in terza media. per principio non accetto le amicizie di chi è in età da scuola media. per questo ti ho scritto: ci vediamo a settembre. a settembre sarai alle superiori.. e allora potrebbe anche avere un senso usare facebook e comunicare insieme qui.. per ora.. goditi tutto quello che la vita vera e reale ha da offrirti!! ;)

I.(terza media): “vabbe nn sono il primo ci sono piu persone delle medie che persone in generale secondo me. poi vabbe


Poi vabbe...



QUOTATION: "Aiuta molto di più a prendere sul serio le cose lavorare coi ragazzi. Molto di più che lavorare in ..."
(la citazione continuava con una parola, che, per amicizia, ho preferito censurare)
Luca, mentre bevevamo insieme un caffè.

mercoledì 2 marzo 2011

PAROLE CHE CONTANO#2

Riflettendo su queste cose dentro di me e pensando in cuor mio
che nella parentela con la sapienza c’è l’immortalità
e grande godimento vi è nella sua amicizia e nel lavoro delle sue mani
sta una ricchezza inesauribile e nell’assidua compagnia di lei c’è la prudenza
e fama nel conversare con lei,
andavo cercando il modo di prenderla con me.
Sapendo che non avrei ottenuto la sapienza in altro modo,
se Dio non me l’avesse concessa
– ed è già segno di saggezza sapere da chi viene tale dono –,
mi rivolsi al Signore e lo pregai, dicendo con tutto il mio cuore:
«Dio dei padri e Signore della misericordia,
che tutto hai creato con la tua parola,
e con la tua sapienza hai formato l’uomo

perché dominasse sulle creature che tu hai fatto,
e governasse il mondo con santità e giustizia
ed esercitasse il giudizio con animo retto,

dammi la sapienza, che siede accanto a te in trono,
e non mi escludere dal numero dei tuoi figli,
perché io sono tuo schiavo e figlio della tua schiava,
uomo debole e dalla vita breve,
incapace di comprendere la giustizia e le leggi.

Tu mi hai prescelto come re del tuo popolo
e giudice dei tuoi figli e delle tue figlie;

mi hai detto di costruirti un tempio sul tuo santo monte,
un altare nella città della tua dimora,
immagine della tenda santa

che ti eri preparata fin da principio.
Con te è la sapienza che conosce le tue opere,
che era presente quando creavi il mondo;

lei sa quel che piace ai tuoi occhi e ciò che è conforme ai tuoi decreti.
Inviala dai cieli santi, mandala dal tuo trono glorioso,
perché mi assista e mi affianchi nella mia fatica
e io sappia ciò che ti è gradito».

Sapienza 8, 17-18. 21 - 9, 5. 7-10