domenica 13 novembre 2011

TIEPIDAMENTE IN RISERVA

La parola “vangelo” deriva da un termine greco che tradotto in italiano vuol dire “buona notizia”, si sa, e ci sono anche tanti altri sinonimi, che ci fanno comprendere di cosa parliamo quando parliamo di vangelo: una buona notizia, un annuncio di speranza, un annuncio di gioia, delle parole belle, dei racconti che parlano di felicità e vita eterna, cioè di vita vera, di una vita che ci aspetta dopo le fatiche della nostra esistenza. 
Il vangelo è formato da una serie di racconti, di discorsi, di vicende che riguardano Gesù di Nazareth, la sua vita, la sua morte, la sua risurrezione, e a noi cristiani è chiesto dallo stesso Gesù non solo di venire a conoscenza di quanto lui ha fatto, non solo di sapere cosa sia successo duemila anni fa in Palestina, ma di vivere quanto Lui ci ha detto, per non rischiare di sprecare la nostra vita terrena e perdere di vista la cosa più importante: amare Dio come un Padre e tutti gli uomini come nostri fratelli. 
Eppure c'è qualche pagina del vangelo, che non sembra molto simpatica, che cerca di spiegare chi sia Dio in un modo un po’ strano, parlandoci, ad esempio, di un padrone che appare come un uomo duro, che miete dove non semina e raccoglie dove non ha sparso. Un uomo, insomma, che pretende tanto, anche troppo, dai suoi servi! E lo fa senza troppi problemi, senza chiedersi se sia giusto o meno, giudicando i suoi servi solamente da quanto sono stati capaci di fare. 
Perché Gesù racconta questa parabola? Perché Gesù ci presenta un’immagine di Dio così forte, che fa quasi paura? Se ci ha già detto in altre pagine del Vangelo che Dio è un padre disposto a perdonare, perché ora ce lo descrive come un padrone severo quasi che fosse un giudice ingiusto? 
Ci sono sicuramente due comportamenti diversi da parte del padrone: quello con i servi buoni e fedeli e quello con il servo malvagio e pigro. Due comportamenti diversi perché diversamente si sono comportati i primi due servi e il terzo: il primo servo è stato capace di raddoppiare la ricchezza che gli era stata affidata e passa da cinque a dieci talenti. Anche il secondo servo è stato capace di far guadagnare il suo padrone, raddoppiando quanto gli era stato dato. Il problema sorge quando si presenta il terzo servo: un talento affidato, un solo talento restituito. E il guadagno è pari a zero! 
Questi servi hanno avuto la possibilità di tenere tra le mani le grandi ricchezze del loro padrone: ognuno secondo la sua capacità, secondo le sue possibilità. Il padrone, che si è fidato ciecamente di quei suoi servi, potrà allora avere o no il diritto di provare piacere nel vedere aumentata la sua ricchezza e ad arrabbiarsi di fronte al servo pigro? 
Forse ci dà fastidio sentire parlare così, in maniera un po’ economica, di Dio, parlando di soldi, di guadagni, di banche, soprattutto in questo tempo di crisi, dove i soldi spesso mancano e chi ce ne chiede tanti sembra essere sempre un po’ antipatico. Ma qual è effettivamente la ricchezza che Dio mette tra le nostre mani? Quali sono quei talenti che il Signore ci ha donato e che spera con tutto il suo cuore di vederli moltiplicati dal nostro impegno? 
Sicuramente possono essere le cose che siamo capaci di fare: può essere la nostra intelligenza, può essere la nostra capacità in uno sport, in un’arte, nella musica; può essere la nostra bravura nel lavoro che facciamo. Allora dobbiamo impegnarci sempre di più, per andare bene a scuola, per ottenere risultati sempre migliori negli sport che pratichiamo, per avere successi lavorativi sempre nuovi. Insomma: bisogna darsi da fare! 
Ma c’è di più. La ricchezza, i talenti, che Dio mette a nostra disposizione sono anche i doni fondamentali che lui ci ha fatto. 
Vorrei ricordarne solo tre. 
Il primo tra tutti è il dono della vita. Una vita che non può essere noiosa: e se è noiosa vuol dire che c’è qualcosa che non va! Vuol dire che ci dobbiamo impegnare a vivere di più, perché fino a quel momento non lo abbiamo fatto abbastanza. La noia ci insegna come la spia delle automobili, che la nostra vita è in riserva, che ci serve altro carburante, che ci serve più vita. Di fronte alla noia possiamo stare ad aspettare, come il servo pigro, un po’ impauriti, oppure darci da fare, come i servi buoni e fedeli. 
Il secondo è il dono della fede. Una fede che non può essere come un bel vestito, da indossare solo la domenica mattina, e che quindi va custodito con cura, come quel talento sotterrato per paura, una fede che deve sporcarsi con la nostra vita; o come il pigiama che si mette la sera prima di andare a letto e viviamo la nostra notte nascosti sotto le coperte. Il dono della fede può e deve essere quel dono che ci permette di vedere e di comprendere tutta la vita in ogni suo momento in maniera più semplice, non solo con la testa, ma soprattutto con il cuore. 
E il terzo dono che il Signore ci fa è proprio un cuore capace di amare come Lui. Il cuore di ogni bambino, di ogni ragazzo, di ogni uomo e donna è capace di amare come Dio, e la prova vivente è proprio Gesù, che è uomo come noi e ci insegna, perché è Figlio, ad amare come sa amare solo il Padre, fino alla fine, fino a dare la vita. 
E allora, Signore, “fa’ che la nostra buona volontà moltiplichi i frutti della tua provvidenza; rendici sempre operosi e vigilanti in attesa del tuo ritorno, nella speranza di sentirci chiamare servi buoni e fedeli, e così entrare nella gioia del tuo regno”.


6 commenti:

  1. ..."per non rischiare di sprecare la nostra vita terrena"... "ma c'è d più"! e quest'altra vita la posso perdere? oppure no? e questi tre doni mi restano per sempre? sono assolutamente miei? "la noia ci insegna come la spia delle automobili, che la nostra vita è in riserva, che ci serve altro carburante, che ci serve più vita". e la mia benzina è il sangue...

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  2. Che dire?!
    Forse, come un'altra volta sempre Lui ha detto, solo chi perde la sua vita per un valido motivo la guadagna veramente. E di quei tre doni, ora assolutamente tuoi, un giorno rimarrà solo l'amore. Come alla fine di ogni sera, anche alla fine di ogni vita "..l'importante è aver amato".
    Ma se hai capito che la tua benzina è il sangue.. non penso che tu abbia bisogno di altre mie risposte.
    Buona vita!

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  3. Queste sono spie di una vecchia Punto !

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  4. Da quanto mi dicono, le vecchie Punto, se si è capaci di guidarle (perché non basta averne una...), possono anche far divertire.
    Ma le macchine vecchie è sempre meglio rottamarle: inquinano troppo!

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  5. Tra vampireschi e di design, un breve mio.

    "Dopo molto(!) tempo..tornò"
    Quanto contrasto con l'esaltazione di rapidità ed istantaneità dell'oggi. Perseveranza, fiducia, quindi Fede. E sempre più la convinzione che le Sue strade non sono le nostre strade. (teologicamente, non automobilisticamente).

    *Causa conflitto di interessi, rimando ad altra sede conclusioni motoristiche varie.

    Mx.

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  6. Ma come?! Non l'hanno fatta ministro di qualcosa..?
    Ah, aspetti. C'è l'interim di Monti, ecco a cosa punta!
    Condivido.

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