sabato 9 ottobre 2010

POSTI VUOTI E POI...



...e poi un sogno.

Vorrei raccontare un sogno.
Mi trovavo ad una festa. Forse era un pranzo, perché c’erano tanti tavoli apparecchiati. Era il momento finale del pranzo, quando gli invitati di questo ipotetico banchetto, oramai, si erano già tutti alzati. C’erano gruppi di uomini che parlavano di calcio, fumando come ciminiere sigarette, sigari, pipe di altri tempi.
Posti vuoti e poi… simpatiche donne cinquantenni, che discutevano di argomenti interessanti: diversa qualità della frutta in un supermarket o nell’altro, il finale di una soap-opera alla tv, la ribellione tardo-adolescenziale di alcuni loro figli… .
Posti vuoti e poi… alcuni annoiati e sconsolati giovani, ventenni o poco più, obbligati a partecipare a quella noiosa (per loro) festa a cui non volevano andare. Anche io ero un po’ come loro: non avevo deciso io di passare in quel luogo, di partecipare a quella festa, di ascoltare quelle persone parlare, di passeggiare accanto ai tavoli, assicurandomi che tutto in tavola fosse perfetto: ci tenevo che le due forchette fossero precisamente accanto al piatto, che i giusti bicchieri (vino e acqua) fossero debitamente riempiti, i bouquet di fiori sufficientemente annaffiati, il tovagliolo decorosamente piegato, che a terra non ci fosse sporco e tante altre cose che ora non ricordo, perché non tutto ci dato di ricordare dei nostri sogni.
Posti vuoti e poi… ad un certo punto ricordo molto bene di aver visto una donna, avanti con gli anni, matura. Ricordo ancora il piacevole viso. Questa donna, una nonna giovane, teneva la mano del suo nipot-ino. Il piccolo aveva appena imparato a camminare e la sua curiosità lo stava portando lontano. Toccava ogni cosa, lanciato con vivacità verso la realtà che lo circondava: sedie, tovaglie, fiori, piante, gazebo, posate, persone.. tutto per lui era il mondo da scoprire, da toccare, da raggiungere con grandi falcate.
Poi, l’arresto: per terra un pezzo di pane, rosetta o michetta, fate voi. La nonna al vedere quel pezzo di pane sorride, felice. Lo raccoglie e lo mostra a suo nipote, indicandolo con il dito. Quel tozzo era metà giusta di una pagnotta. Lo sguardo curioso del bambino entrava in quella “cosa”, curiosando e cercando di capire cosa c’era dentro di così speciale, perché sapeva che era una “cosa” speciale. Ne sentiva quasi il profumo; percepiva dalle mani della nonna la superficie, un po’ friabile, un po’ morbida; capiva di desiderare, di aver fame di quell’oggetto così semplice e così strano.
La nonna disse: “Vedi, questo è il pane!”

...e poi, ovviamente, la sveglia è suonata.


QUOTATION: "Chi vuol donare amore, deve egli stesso riceverlo in dono" Benedetto 16, in Dio è amore

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