domenica 28 novembre 2010

ASPETTARE VUOL DIRE ACCORGERSI

Ancora una volta le sue parole mi fanno riflettere su alcune coincidenze – casualità.

È ormai tempo di svegliarvi dal sonno.. nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano, bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e…

..e non si accorsero di nulla!

Nella romanica terra dove oramai da mesi mi trovo a festeggiare il giorno più bello della settimana, oggi è cominciato un nuovo tempo. Un canto in meno, una candela in più, meno verde e più viola (che, tutto sommato, rimane un bel colore!). È il tempo chiamato Avvento.
Attesa.
Quindi attendiamo ovvero (!) aspettiamo.
Aspettare è un’esperienza tanto particolare quanto necessaria per crescere e diventare veri.
Chi mi conosce – in carne ed ossa – sa che, nonostante tenga l’orologio un’ora avanti, non sono mai puntuale o in anticipo. Mamma, papà e una sfilza di altre persone importanti per la mia vita me lo ripetono spesso: “Sei sempre in ritardo!”. Ma non è questa l’attesa di cui sto parlando.
Se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa”. Ovvio!
Mica tanto! (la mia solidarietà a chi, ultimamente, ha ricevuto visite spiacevoli in casa propria).
Se qualcuno o qualcosa ha intenzione di entrare in casa nostra o nella nostra vita e pensa di fare da padrone e noi conoscessimo la sua poco buona intenzione, forse, ci sveglieremmo, staremmo attenti, vigileremmo. Perderemmo meno tempo (cioè lo ridurremmo all’essenziale, alle cose importanti), canteremmo un canto in meno, accenderemmo una luce in più. Tutto di noi direbbe: “sto aspettando qualcuno!”.
Aspettare è un’esperienza che trasforma il vivere di tutti i giorni. Aspettare un amico, la persona che si ama, un figlio, una risposta, la possibilità di vedere un po’ di luce in una vita un po’ adombrata cambia il modo di vivere i nostri minuti. Qualcosa dentro si muove, come una molla che si carica, pronta a scattare.
Quando si attende un Importante (una realtà importante), personalmente, mi scappa anche la fame!
Ricominciare ad aspettare qualcosa di importante penso sia la chiave di volta per tante situazioni un po’ stagnanti, per tante vite un po’ insoddisfatte. Ciò che aspettiamo noi cristiani non è una risposta certa, logicamente dimostrabile. Non è una soluzione ad un enigma.
Aspettiamo una persona, un bambino. Aspettiamo la nascita di un uomo che ha da dirci qualche parola, magari anche una sola, magari La parola per la nostra vita.
C’è ancora tempo per non arrivare al Natale soltanto con il pensiero dei regali, del cenone a base di pesce o del pranzo con la solita (povera) oca arrosto!

L’aspettare non è più uno stare lì, in attesa che quel ritardatario cronico arrivi!
Aspettare può diventare il nostro star pronti, con gli occhi aperti, puliti!
Aspettare vuol dire stare svegli, per non fare entrare nella nostra vita “ladri” che ce la rubino!

Aspettare vuol dire accorgersi!



QUOTATION: “Svegliaaa-a!”, Pietro C. domenica 28 novembre ore 11.27

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