sabato 30 ottobre 2010

SAPIENZA è un VOLTO



Testo dell'omelia del vescovo Mario, in occasione della mia (nostra) istituzione ad accoliti.

"La nostra sapienza è la manifestazione del volto del Signore

1. Basta con la conoscenza innocua. La conoscenza che viene da Dio è come una ferita.
“Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra perché hai rivelato queste cose ai piccoli”. L’esultanza di Gesù nel contemplare i percorsi sorprendenti della rivelazione del Padre ci risveglia dal torpore e dichiara: "Basta con la conoscenza innocua!".
Ci sono di quelli che si illudono che la conoscenza sia innocua, un dato da registrare. Ci sono di quelli che si abituano a pensare che si può leggere, guardare, ascoltare qualsiasi cosa e archiviare tutto senza esserne segnati. Chi pensa che la conoscenza sia innocua si immagina che si può ricevere una notizia, una immagine come un file che si registra nella memoria di un computer: il computer archivia il file con la parola più santa insieme con il file con la parola più volgare e blasfema, nella totale indifferenza; come si colloca un libro in uno scaffale: si possono collocare accanto i libri più geniali e quelli più stupidi: lo scaffale ospita qualsiasi libro nella totale indifferenza. La conoscenza innocua frantuma il desiderio e lo banalizza in capricci contraddittori, la conoscenza innocua rende raccomandabile il politeismo, rende precaria e provvisoria ogni convinzione, rende revocabile ogni decisione. A voi, invece, a noi tutti, è donata una sapienza che è come una ferita, che penetra fino nelle profondità inesplorate del cuore, della mente, fin là dove sgorga il desiderio, dove prende forma il sentire. È una ferita che fa soffrire: quando sei ferito e il dolore è acuto e insistente e ti tormenta, allora tutto diventa indifferente, eccetto quello che può alleviare il dolore. Allora c’è un solo desiderio, una sola attesa, un solo pensiero: che la ferita sia guarita.
Ecco chi riceve l’Eucaristia è come chi riceve una ferita: l’Eucaristia è quel modo di rivelarsi del mistero di Dio che ti pretende di raggiungerti fino là dove inizia la tua fame e la tua sete, fin là dove si nasconde la piccolezza di cui ti vergogni, la povertà per cui ti deprimi, il peso greve dei peccati che ti inducono a perdere la stima di te stesso. Chi riceve l’Eucaristia riceve come una ferita che incide nella carne viva e rende insopportabile ogni contatto che non sia di un balsamo che guarisce, rende intollerabile ogni movimento che non sia verso colui che può salvare, rende inopportuna ogni parola che non sia per invocare: “Se con la tua bocca proclamerai: “Gesù è Signore” e con il tuo cuore crederai che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo”. Voi che ricevete l’Eucaristia e ne diventate ministri non potete che essere uomini che portano dentro una ferita: si veda dunque che niente altro cercate che d’essere sanati.

2. Basta con la sapienza rassicurante. La conoscenza che viene da Dio è come una conformazione.
Basta con la sapienza rassicurante. La sapienza rassicurante è quella dei dotti e dei sapienti ai quali è nascosta la verità di Dio e il suo mistero. Perché i dotti e i sapienti sanno già tutto e ricevono ogni parola, decifrano ogni messaggio, traducono in discorso ogni intuizione, con la presunzione di essere rassicurati. I dotti e si sapienti sono quelli che si illudono che il roveto ardente possa ridursi all’allegro fuocherello del camino: si sa come si accende e si sa quando si spegne. Intanto si passa la serata a chiacchierare di niente. I dotti e sapienti leggono e studiano con l’unico scopo di cercare citazioni per darsi ragione.
Chi riceve l’Eucaristia ed entra nel mistero della Pasqua del Signore e intravede il volto del Signore è attratto alla conformazione: non è tanto rassicurante la rivelazione di Dio perché non ti dà ragione, ma ti chiama e ti convince e ti attira a conformarti al mistero che ti ospita come la legna si conforma al fuoco. Diventa fuoco.

3. Basta con la sapienza opzionale. La conoscenza che viene da Dio è luce che ti trasforma in luce.
Basta con la sapienza opzionale. La sapienza opzionale è quella che si presenta come un’opinione che non vuole disturbare nessuno, come un prodotto offerto nell’immenso mercato, disponibile all’acquisto, ma anche a restare in magazzino. I mercanti della sapienza opzionale sono mercanti, badano ai loro affari, piuttosto che al bene dei clienti. Hanno un prodotto da vendere. E se il cliente non acquista non si rammaricano per il cliente, ma per il mancato guadagno. I mercanti della sapienza opzionale sono rispettosi, tolleranti, politicamente corretti, non vogliono urtare nessuno parlando male degli altri prodotti già acquistati dal cliente. Solo che vorrebbero piazzare anche la loro merce.
Chi riceve l’Eucaristia e ne diventa ministro non riceve una sapienza opzionale, un prodotto fra tanti in cerca di clienti nel grande mercato. Riceve piuttosto una sete, come un'eco del grido di Gesù: “ho sete”. Chi diventa ministro dell’Eucaristia non si cura del suo successo e del suo guadagno, gli sta a cuore di non lasciare andare via nessuno senza speranza. L’Eucaristia è consegnata nelle mani dei ministri perché sia distribuita e tutti abbiano la vita. Il ministro dell’Eucaristia conosce lo zelo che nasce dalla sete di Gesù e offre la sapienza ricevuta con lo stile di Gesù: non si impone con l’invadenza, ma non si rassegna all’indifferenza verso nessuno; non costringe nessuno, ma chiama ciascuno per nome; non pretende pubblici riconoscimenti, ma non conosce la timidezza che induce a nascondersi e a tacere.
Chi riceve l’Eucaristia e ne diventa ministro è come chi riceve una luce e diventa luce: continua ad ardere perché nessuno cammini nel buio, continua a risplendere anche a prezzo di consumarsi.

Basta con la sapienza innocua, voi ricevete una ferita.
Basta con la sapienza rassicurante, voi siete chiamati a conversione e conformazione.
Basta con la sapienza opzionale, voi siete inviati fino agli estremi confini della terra perché risplenda la vostra luce di fronte agli uomini."

mons. Mario Enrico Delpini, sabato 7 novembre 2009, Venegono inferiore.



QUOTATION: "Breve, chiaro, incisivo" definizione aristidea di "Esemplare"

giovedì 28 ottobre 2010

ARIA in CIELO

Respirare a pieni polmoni, aria nuova, aria pulita. Aria non intossicata da cose che non c’entrano.
Non abbiamo bisogno di respirare le cose che non c’entrano!
Aria fresca, aria bianca. Azzurra..
Io l’aria me la immagino azzurra. Forse perché ho imparato a pensare all’aria disegnando il cielo, come tutti i bambini del mondo, fissandolo come una sottile riga azzurra sul bordo alto del foglio.
Forse perché per i bambini le cose belle, le cose grandi, anche quelle che non si capiscono fino in fondo, ma mettono tanta curiosità, arrivano tutte dal cielo.
Forse anche l’aria, quella che respiriamo, quella che ci tiene in vita, viene proprio da lassù, dal cielo.
Quanto abbiamo bisogno di aria!

Quanto abbiamo bisogno di Cielo!!



p.s.: bamb-ini, i grandi sanno che l’aria, quella che respiriamo, quella che ci tiene in vita, arriva dalle piante. Ma anche le piante, vivendo verso il cielo, la pensano come noi!!


QUOTATION: “Sa quelli che dicono che non si può vivere senza amore?! L'ossigeno è più importante!”, Gregorio Casa (è un po’ cinica, lo ammetto, ma da lui l’accettiamo).

lunedì 25 ottobre 2010

BEATA, cioè FELICE!

C’è una bellezza che mi attrae, un profumo, un colore, un fiore…
C’è un fiore in più in quello straordinario luogo che è il giardino di Dio, al quale, in un modo o nell’altro, tutti siamo diretti, perché aspettati. Quel fiore è una viola: bella, perché attratta dalla Bellezza stessa!



Si, ma, perché è beata? Cosa ha fatto??

È la domanda più frequente che sento quando parlo di lei alla gente. Quando dico la mia contentezza nel saperla beata, cioè Felice perché si trova al cospetto notevole di Dio, in tanti si chiedono cosa abbia fatto di così straordinario per essere riconosciuta come una figura importante, per essere ricordata addirittura sul calendario (14 gennaio).
Dopo aver dato la risposta mi chiedo: non basta essere se stessi per essere persone straordinarie? Non basta accettare quello che si è (cosa per molti non facile, lo so) per dirsi, quando ci si guarda allo specchio, quanto è bello vivere la vita che ci è stata donata?
Non bastano le cose semplici, nascoste, anonime?
Pare di no…
Occorre sempre un po’ di pubblicità, di esagerazione, di eroismo se si vuole essere considerati in questo mondo. Pena poi, nel caso non ci si riesca, il piangere - realmente o virtualmente - e chiedersi il perché.
Non so se sia un’eroe (il femminile di eroe non mi convince molto, preferisco l’aiuto dell’amica apostrofo) una donna, una suora, che fa della sua vita un impegno per la dolcezza, un viaggio verso la Bellezza, che è la piena umanità di Gesù. Per qualcuno possono essere solo parole.
Per lei, Alfonsa, è la beatitudine, la felicità, la Vita!

Maestro, cosa devo fare per avere la vita?


QUOTATION: “qualunque cosa tu faccia quel seme crescerà e diventerà un pesco. Magari tu desideri un melo o un arancio, ma otterrai un pesco” maestro Oogway, Kung-Fu Panda

giovedì 14 ottobre 2010

MANI



Lo sussurro in silenzio, per non farlo sentire a nessuno.
Mi dispiacerebbe che qualcuno capisse che l’ho notata: la bellezza delle mani della gente.
Non parlo di mani curate o di unghie smaltate, ma delle mani delle persone comuni.
Le normali mani di uomini e donne che vivono nelle nostre città, nel nostro mondo.

C’è un momento, tutto particolare, in cui vedo le mani di uomini e donne di ogni tipo: è il momento della comunione. Quando bambini, ragazzi, giovani, adulti, genitori, figli, innamorati, anziani, delusi, sofferenti, pensierosi, sognatori, lavoratori o disoccupati, contenti o seri, insoddisfatti o felici cercano ,con un gesto di mani, quella vita donata, cioè l’amore, in quel frammento di pane.
Ho lo grazia, la fortuna, di poter dare a queste mani quello che desiderano, non come un regalo, che non sarebbe da parte mia, ma come consegna: è un pezzo di pane, è un pezzo di carne, parte della vita di un Altro, la vita donata del Maestro.
Lo sussurro in silenzio. Forse pochi mi possono capire e sentire le stesse cose che sento nel riempire quelle mani dell’amore vero. Mani che acquistano immediatamente una bellezza straordinaria.
A quanti mi chiedono: “Cosa vuol dire amare?” rispondo sempre che “Amare è dare la vita”. E come mi piacerebbe che le mani di tanti, le mani di tutti, possano sentire, possano toccare, sperimentare quell’amore che riempie veramente la vita di gioia.
Per me è un impegno. Un compito a casa (“a vita”).


QUOTATION: "Adesso dovete domandarmi [dirmi,ndr] cosa c---- continuate a bere! Perché bevete?" don Antonio Mazzi, nella sua "serata di eccellenza"

domenica 10 ottobre 2010

SALVA CON NOME


Tornare a dire grazie. Pare cosa da poco, in realtà non è scontato. Nove su dieci non lo fanno.
Uno lo fa e si salva. Ringraziare, dire grazie, lo salva. Ma da cosa?
In latino salute e salvezza sono tradotte con la stessa parola, salus, hanno la stessa radice, dicono una cosa simile. I nove sono in salute, il decimo è anche salvo. Perché?
Me lo sono chiesto oggi, mentre ascoltavo queste parole piene di vita. Me lo sono chiesto mentre pranzavo in casa di una famiglia accogliente, con altri cinque ospiti, provenienti un po’ da tutte le parti del mondo. Me lo sono chiesto quando ho fatto quello che quel bimbo aveva profetizzato due settimane fa.
Lo chiedevo a me stesso quando una gabbianella incosciente (cioè non consapevole) ha trasgredito la seconda delle regole per avere la vita. Cercavo di capirlo quando ho raccolto, in ascolto, la nostalgia del futuro e della vita vera di un ragazzo.
Alla fine non so se ho capito perché ringraziare salva. Però ho voluto tirare le somme di questa lunga giornata (10.10.10): sono in debito, tremendo debito! Nei confronti di ogni persona incontrata, di ogni situazione che ho vissuto, tutto un grande debito.
Ora le due vie di fronte a chi si accorge di essere sommerso in un mondo che gli è stato dato in credito: la disperata fuga dalla realtà (con lacrime, evasioni, stupidate annesse..); oppure l’arrendevole, ma non perdente, “grazie” detto non a parole, ma con il cuore, verso il cielo, che è un po’ il contenitore di tutto quello che ci hanno fornito in dotazione.
Mi sa che ho scelto, anche oggi, la seconda via.

La tua fede ti ha salvato”.
Grazie!


QUOTATION: “Confidate nei sogni, poiché in essi si cela la porta dell’eternità” K. Gibran

sabato 9 ottobre 2010

POSTI VUOTI E POI...



...e poi un sogno.

Vorrei raccontare un sogno.
Mi trovavo ad una festa. Forse era un pranzo, perché c’erano tanti tavoli apparecchiati. Era il momento finale del pranzo, quando gli invitati di questo ipotetico banchetto, oramai, si erano già tutti alzati. C’erano gruppi di uomini che parlavano di calcio, fumando come ciminiere sigarette, sigari, pipe di altri tempi.
Posti vuoti e poi… simpatiche donne cinquantenni, che discutevano di argomenti interessanti: diversa qualità della frutta in un supermarket o nell’altro, il finale di una soap-opera alla tv, la ribellione tardo-adolescenziale di alcuni loro figli… .
Posti vuoti e poi… alcuni annoiati e sconsolati giovani, ventenni o poco più, obbligati a partecipare a quella noiosa (per loro) festa a cui non volevano andare. Anche io ero un po’ come loro: non avevo deciso io di passare in quel luogo, di partecipare a quella festa, di ascoltare quelle persone parlare, di passeggiare accanto ai tavoli, assicurandomi che tutto in tavola fosse perfetto: ci tenevo che le due forchette fossero precisamente accanto al piatto, che i giusti bicchieri (vino e acqua) fossero debitamente riempiti, i bouquet di fiori sufficientemente annaffiati, il tovagliolo decorosamente piegato, che a terra non ci fosse sporco e tante altre cose che ora non ricordo, perché non tutto ci dato di ricordare dei nostri sogni.
Posti vuoti e poi… ad un certo punto ricordo molto bene di aver visto una donna, avanti con gli anni, matura. Ricordo ancora il piacevole viso. Questa donna, una nonna giovane, teneva la mano del suo nipot-ino. Il piccolo aveva appena imparato a camminare e la sua curiosità lo stava portando lontano. Toccava ogni cosa, lanciato con vivacità verso la realtà che lo circondava: sedie, tovaglie, fiori, piante, gazebo, posate, persone.. tutto per lui era il mondo da scoprire, da toccare, da raggiungere con grandi falcate.
Poi, l’arresto: per terra un pezzo di pane, rosetta o michetta, fate voi. La nonna al vedere quel pezzo di pane sorride, felice. Lo raccoglie e lo mostra a suo nipote, indicandolo con il dito. Quel tozzo era metà giusta di una pagnotta. Lo sguardo curioso del bambino entrava in quella “cosa”, curiosando e cercando di capire cosa c’era dentro di così speciale, perché sapeva che era una “cosa” speciale. Ne sentiva quasi il profumo; percepiva dalle mani della nonna la superficie, un po’ friabile, un po’ morbida; capiva di desiderare, di aver fame di quell’oggetto così semplice e così strano.
La nonna disse: “Vedi, questo è il pane!”

...e poi, ovviamente, la sveglia è suonata.


QUOTATION: "Chi vuol donare amore, deve egli stesso riceverlo in dono" Benedetto 16, in Dio è amore

lunedì 4 ottobre 2010

RITORNELLI

Oggi questo è il mio.



Lo Spirito ci suggerisce tutti i giorni dei ritornelli,
che fanno della nostra vita una fantastica (ma reale!) sinfonia.
Musica!


QUOTATION: "Chi lo avrebbe mai detto che lo sarei diventato anch'io, un autore? Ma forse, in fondo in fondo, quando scrivevo in segreto il mio diario lo speravo." M.R.Stern in Il sergente nella neve