mercoledì 31 ottobre 2012

DALL'ULTIMO AL PRIMO POSTO

Passava per città e villaggi, insegnando, mentre camminava verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: "Signore, sono pochi quelli che si salvano?". Rispose:"Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: Signore, aprici. Ma egli vi risponderà: Non vi conosco, non so di dove siete. Allora comincerete a dire: Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze. Ma egli dichiarerà: Vi dico che non so di dove siete. Allontanatevi da me voi tutti operatori d'iniquità! Là ci sarà pianto e stridore di denti quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio e voi cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, ci sono alcuni tra gli ultimi che saranno primi e alcuni tra i primi che saranno ultimi". 
Lc 13, 22-30

Sembra che per Gesù quella della salvezza sia questione di porte da attraversare. Una porta in particolare, stretta e non sicuramente aperta per tutti. Sperando che all'uomo di oggi interessi ancora l'argomento della salvezza, non solo quella del futuro eterno, ma anche quella delle singole giornate. Sì, perché ogni giorno abbiamo bisogno di essere salvati. Salvati dalla noia, dalla tristezza, dalla paura, dalle delusioni, dai fallimenti, dal dolore, dalle piccole o grandi "morti" che ci colpiscono. Tutti abbiamo dentro il desiderio di essere salvati. Abbiamo solo bisogno di capirlo e di capire che quella cosa lì che manca, quel senso che non si riesce a trovare, quel vuoto che sta divorando la nostra anima come una carie sull'osso, si chiama desiderio di essere salvati! 
Perché Gesù spesso lo dice? Perché, dopo aver fatto un miracolo, congeda i miracolati dicendo : "va', la tua fede ti ha salvato!"?
Gesù conosce perfettamente ciò di cui abbiamo bisogno e ci indica con la via della fede quella strada da percorrere per fare di questa vita una vita pienamente felice, unico modo per essere salvi, poi, nel paradiso. E non è scontato riuscire a salvarsi: non basta essere cristiani, aver ricevuto i sacramenti, dire genericamente di crederci. Il Vangelo di Gesù, la buona notizia di Gesù, è qualcosa che non aggiunge idee o parole alle idee e alle parole degli uomini, ma cambia e DEVE cambiare la vita e il nostro modo di guardare ad essa. Così quella porta, stretta stretta e non sempre aperta, può diventare la porta della fede, un passaggio non scontato, non facile, ma di un'importanza fondamentale per ottenere ciò che ci fa vivere veramente come figli, liberi e felici: la fiducia e l'amicizia in uno, Gesù, che è capace di donare una vita completamente nuova: dall'ultimo al primo posto! 



martedì 30 ottobre 2012

SI INIZIA SEMPRE DALLE PICCOLE COSE


Diceva dunque: "A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo rassomiglierò? È simile a un granellino di senapa, che un uomo ha preso e gettato nell'orto; poi è cresciuto e diventato un arbusto, e gli uccelli del cielo si sono posati tra i suoi rami". E ancora: "A che cosa rassomiglierò il regno di Dio? È simile al lievito che una donna ha preso e nascosto in tre staia di farina, finché sia tutta fermentata". 

Lc 13, 18-21 


Se qualcuno si chiede che cosa sia il Regno di Dio ecco qui la risposta: NON è (solo) un luogo fisico. E' più che altro un mondo, un modo di stare al mondo, uno stile, uno stile di vita; una logica da imparare, uno sguardo da allenare per scorgere nelle piccole cose della vita tutta la bellezza e la potenza della Verità. Due esempi ci offre Gesù in questo passo del Vangelo: un granello di senapa, anzi un "granellino", che da piccolo che è diventa un arbusto capace di offrire riparo agli uccelli del cielo; il lievito, nascosto tra la farina affinché sia tutta fermentata, dal suo interno. Due esempi che insegnano due atteggiamenti fondamentali dell'essere cristiani, quindi discepoli di Gesù: l'atteggiamento dell'attenzione alle piccole cose, ai dettagli, che se curati con attenzione e fede possono davvero essere il passo che dà la svolta alla vita e, nello stesso tempo, della fiducia in se stessi, perché basta essere al cento per cento se stessi per iniziare a cambiare le cose; l'atteggiamento dello stare dentro alla realtà che viviamo, cercando di cambiarla dall'interno, dal basso, facendo fermentare a poco a poco tutto quanto, come una forza che non si abbatte dall'alto, ma che solleva tutto quanto dal basso. 
Ecco che allora il Regno di Dio si definisce come un luogo in cui c'è spazio per tutti quelli che vogliono davvero cambiare la realtà che ci circonda con uno sguardo vero e puro, rivolto all'essenziale e alla verità. Un luogo rivoluzionario perché pieno di gente capace di cambiare il brutto che c'è nel mondo con la forza e la bellezza delle cose piccole, semplici, buone. 
Un paradiso che inizia già qui sulla terra. 

venerdì 26 ottobre 2012

COSE GIUSTE


Diceva ancora alle folle: "Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: Viene la pioggia, e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: Ci sarà caldo, e così accade. Ipocriti! Sapete giudicare l'aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo? E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto? Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada procura di accordarti con lui, perché non ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all'esecutore e questi ti getti in prigione. Ti assicuro, non ne uscirai finché non avrai pagato fino all'ultimo spicciolo". 

Lc 12, 54-59


A poco a poco, grazie alla tecnologia, sembra che l'uomo sia in grado di fare qualsiasi cosa: prevedere fenomeni futuri, interpretare e gestire quelli presenti, scoprire segreti e misteri del passato. Non so se è merito della tecnologia o da sempre siamo stati attirati a scoprire i misteri e le forze che spingono il mondo. Anche duemila anni fa si era in grado di prevedere i fenomeni del cielo e della terra e oggi come ieri non sempre si è capaci di intendere le cose giuste da fare, da scegliere, da vivere. Non sempre si è capaci di discernere, cioè di scorgere e scegliere, la giustizia. 
L'esempio che fa Gesù si riferisce alla giustizia umana: si parla di giudici, di magistrati, di prigioni. La giustizia del mondo sarà superata dalla giustizia del Cielo e quello che ci chiede Gesù di comprendere subito, di fare di tutto per comprendere, è proprio la giustizia del Cielo. Il modo di fare, di pensare, di parlare, tutto deve essere giusto. Non solo corretto (perché a ognuno è permesso di sbagliare settantavolte sette), ma giusto! Giusto è chi osserva i comandamenti, giusto è chi spera, chi crede, chi si fida delle parole di Gesù, chi si fida di Lui. Giusto è il vivere secondo il Vangelo, convinti della Verità che è Gesù, spinti dalla comprensione dei fratelli, dalla misericordia per le miserie dell'uomo, commossi dal dolore di chi soffre. Giusto è chi ama nel modo giusto. Perché la vera giustizia è l'amore così come ce l'ha insegnato Gesù: un amore pronto a morire per gli altri. 



giovedì 25 ottobre 2012

VITA DIVERSA

Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso! C'è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto! Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione. D'ora innanzi in una casa di cinque persone si divideranno tre contro due e due contro tre; padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera. 

Lc 12, 49-53

La divisione portata da Gesù nel mondo non è la stessa che il Divisore, il Diabolus (diavolo: colui che divide) pratica tra i figli di Dio per separare le creature dalla bontà del loro Creatore. Ciò che fa Gesù nelle coscienze dell'umanità è creare differenza. Una vita che si lascia trasformare dalla parola di Gesù, dalle sue buone parole, dal suo Vangelo, è una vita diversa, una vita che si differenzia. Che deve essere differente! Diversa! E una vita diversa, che vive della Verità del Vangelo deve distinguersi da ciò che non parla di verità, ciò che non è verità, bontà, bellezza. 
Il mistero dell'Incarnazione, che ci insegna a sporcarci le mani della terra di questo mondo, non ci chiede tuttavia di diventare a nostra volta posseduti da questo mondo. 
"Nel mondo, ma non del mondo" si scrive sulla Lettera ai cristiani di Diogneto. 
Solo così, riconoscendo e accettando la differenza cristiana, nel mondo potrà ardere un fuoco nuovo, capace di infiammare e illuminare tante altre esistenze e proseguire nella costruzione di quel luogo straordinario che è il Regno di Dio. 

mercoledì 24 ottobre 2012

COSE AFFIDATE


Sappiate bene questo: se il padrone di casa sapesse a che ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti, perché il Figlio dell'uomo verrà nell'ora che non pensate". Allora Pietro disse: "Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?". 

Il Signore rispose: "Qual è dunque l'amministratore fedele e saggio, che il Signore porrà a capo della sua servitù, per distribuire a tempo debito la razione di cibo? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà al suo lavoro. 

In verità vi dico, lo metterà a capo di tutti i suoi averi. Ma se quel servo dicesse in cuor suo: Il padrone tarda a venire, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà nel giorno in cui meno se l'aspetta e in un'ora che non sa, e lo punirà con rigore assegnandogli il posto fra gli infedeli. Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più. 

Lc 12, 39-48

In questo brano di Vangelo sembra che Gesù stia dicendo a chi lo ascolta (e quindi anche a noi) che la vita è qualcosa di molto prezioso e importante, affidato alla nostra cura. Qualcosa che, prima o poi, andrà restituito a quel "padrone" che tornerà quando nessuno se lo aspetta. 
Se ieri il nuovo comandamento era quello dell'attesa ("siate pronti!"), oggi quello che importa è comprendere che ciò che abbiamo e ciò che siamo non dipende totalmente da noi: nessuno di noi si è dato la vita da solo, nessuno di noi ha messo dentro di sé i propri talenti, le proprie passioni, le cose che piacciono, ma ognuno di noi, giorno dopo giorno, è come se scoprisse nella sua vita cose sempre nuove. A volte belle, a volte meno belle. Sempre, comunque, cose affidate. La cura per queste cose affidate diventa cura per noi stessi, diventa amore per la nostra vita e per la vita degli altri. Una cura che è premura, come quando qualcuno a cui vogliamo bene ci affida qualcosa di prezioso: facciamo di tutto per custodirlo nel migliore dei modi. Con questa logica del custodire le cose preziose affidate occorre vivere perché a chiunque (chiunque!) fu dato molto, molto sarà richiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più. C'è chi semplicemente riceve e chi, oltre a ricevere qualcosa per la sua vita, riceve qualcosa in affidamento. Di tutto questo un giorno occorrerà rispondere. Prima a noi stessi e poi un giorno a quel Padre che si metterà a servirci per fare festa con Lui. 



martedì 23 ottobre 2012

PRONTI PER FAR FESTA

Siate pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese; siate simili a coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze, per aprirgli subito, appena arriva e bussa. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità vi dico, si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell'alba, li troverà così, beati loro! 
Lc 12, 35-38

Siate pronti! 
Stare pronti. Sembra quasi un nuovo comandamento. Non il fare o il non fare qualcosa, ma l'essere in un determinato modo, il vivere in una certa maniera la propria vita. Da persone pronte. Tutto è preparato e a posto, non ci sono arretrati da recuperare. Quando si è pronti per fare qualcosa l'unica ansia che ci prende è quella di fare bene quella cosa. Solo allora le nostre energie migliori possono essere usate per portarla a termine. Altrimenti mille preoccupazioni ci rallentano e distraggono e la meta sfuma all'orizzonte: si accumula ritardo su ritardo, problemi su problemi, errori su errori. 
Essere pronti vuol dire fare di tutto per avere gli occhi pronti a riconoscere il padrone che torna dalle nozze, pronti a riconoscere Gesù che passa nella nostra vita, per evitare il terribile rischio di dire "non lo vedo e finché non vedo non credo!". Essere pronti ci permetterà di sederci tutti insieme a tavola e di godere di quella gioia permessa dalla venuta del padrone di casa, il quale per noi si cingerà le sue vesti e passerà a servirci. 
Questo è il nostro Dio: un Dio che ci chiede di essere pronti per poter gioire della festa che Lui prepara per noi. 

lunedì 22 ottobre 2012

LA RICCHEZZA IMPOVERISCE

Uno della folla gli disse: "Maestro, dì a mio fratello che divida con me l'eredità". Ma egli rispose: "O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?". E disse loro: "Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell'abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni". Disse poi una parabola: "La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto. Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti? E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia. Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà? Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio". 
Lc 12, 13-21

Di che cosa è opportuno essere ricchi? Quali sono quelle "cose" che ci rendono davvero la vita piena? 
Il Vangelo di oggi sembra ricordare un'ovvietà. Ma a pensarci bene la questione della ricchezza e della cupidigia tanto ovvia non è se l'ammonizione di Gesù verso chi gli chiede un parere legale, verso chi si presenta con un eccessivo attaccamento ai soldi e alle proprie ricchezze, si rivela così attuale anche ai nostri giorni. Insomma è un male che affligge l'uomo di ogni epoca. 
Il problema del danaro è sempre stato un problema principalmente umano. In sé la ricchezza non ha valore: è l'uomo a dare valore a monete, campi, immobili. Tutte cose che passano. Tutte cose che se troppo trattenute rischiano di diventare un'arma a doppio taglio e di nascondere agli occhi e al cuore ciò che davvero conta. Ricchezza vuole potere, potere vuole ricchezza. Entrambi vogliono male all'uomo. 

"Anche se uno è nell'abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni."
Perché non la impariamo a memoria questa frase?

venerdì 19 ottobre 2012

PAROLE DI DIO

Nel frattempo, radunatesi migliaia di persone che si calpestavano a vicenda, Gesù cominciò a dire anzitutto ai discepoli: "Guardatevi dal lievito dei farisei, che è l'ipocrisia. Non c'è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. Pertanto ciò che avrete detto nelle tenebre, sarà udito in piena luce; e ciò che avrete detto all'orecchio nelle stanze più interne, sarà annunziato sui tetti. A voi miei amici, dico: Non temete coloro che uccidono il corpo e dopo non possono far più nulla. Vi mostrerò invece chi dovete temere: temete Colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geenna. Sì, ve lo dico, temete Costui. Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio. Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete, voi valete più di molti passeri. 
Lc 12, 1-7

Migliaia di persone che si calpestavano a vicenda?! Perché tutta questa gente? Cosa volevano sapere tutti questi uomini, queste donne, questi anziani, bambini, giovani, ammalati, poveri, notabili, peccatori, pubblicani, prostitute, amministratori, medici, pescatori, insegnanti, commercianti, ... ? Qual è il segreto di tanto interesse nei confronti di Gesù? Perché la gente si accalca per ascoltare Gesù, come fosse una rock star che convoca i suoi fans in uno stadio per il concerto dell'anno?
Parole. Solo parole. Ma non parole qualsiasi, non le solite, banali e vuote parole del mondo, della gente famosa, di chi comanda (noi diremmo di chi sta in tv). La gente ha voglia di sentire parole vere. Parole che c'entrano con la loro vita, che con un minimo di fatica fanno scoprire la verità e la gioia nella vita di tutti i giorni. Parole che finalmente facciano tacere i furbi e gli ipocriti. Parole che mettano in luce tutti i più torbidi segreti di chi ci comanda. Parole che tolgano la paura, ogni paura, anche quella più grande per l'umanità, che è la paura della morte. Parole che insegnano a stare nella vita in modo diverso: non temete chi con arroganza e prepotenza minaccia il vostro corpo. Temete (e in qualche modo fuggite) da ciò che danna la vostra vita interiore, quelle tristezze, quelle noie, quelle finte felicità che riempiono il tempo libero, i rumori che riempiono i silenzi. Temete (e in qualche modo amate) Colui che da tutta questa apparente gioia vi può salvare, donandovi la vera gioia.
Parole che ci insegnano a guardarci allo specchio e che, anche nella giornata più storta, più brutta, più triste e problematica, ci fanno sentire amati, cercati, salvati. Parole, che in un angolino del nostro cuore ci sussurrano, con dolcezza e comprensione: non avere paura, tu vali!
Parole di Dio. 
Rendiamo grazie a Dio!  

giovedì 18 ottobre 2012

COME UN DIPINTO

Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: "La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe. Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né bisaccia, né sandali e non salutate nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché l'operaio è degno della sua mercede. Non passate di casa in casa. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà messo dinanzi, curate i malati che vi si trovano, e dite loro: Si è avvicinato a voi il regno di Dio. 
Lc 10, 1-9

Si è avvicinato a voi il regno di Dio. Ecco il motivo per il quale abbiamo i testi dei vangeli: per dire a tutti che il Regno di Dio è qui, incomincia ora e spetta a noi costruirlo con la nostra vita. Ecco perché alcuni uomini si sono messi a scrivere questi racconti, così famosi, ma allo stesso tempo così poco conosciuti, citati a memoria, spesso senza fermarsi a cogliere il senso profondo di quelle parole così antiche, ma sempre nuove. Luca, medico, discepolo di Paolo di Tarso, ascolta l'Apostolo delle Genti, lo segue, vede cosa è capace di fare l'annuncio di una buona notizia che rende buona e bella la vita e raccoglie con estrema cura tutti i racconti, le testimonianze, le esperienze di fede su Gesù e ce le dona. Come un dipinto. Luca Evangelista viene spesso raffigurato come un pittore, perché con le sue parole è stato in grado di mostrarci le immagini più belle della Verità, che è Gesù, che è la sua Parola. Parabole, guarigioni, discorsi, tanto di ciò che conosciamo dei Vangeli lo immaginiamo nella nostra mente grazie al suo scritto. Per questo oggi lo ricordiamo: perché ci renda appassionati di quel messaggio straordinario portato da Gesù e di cui noi tutti dobbiamo farci testimoni. 

mercoledì 17 ottobre 2012

CURARE LE COSE CHE CONTANO

Ma guai a voi, farisei, che pagate la decima della menta, della ruta e di ogni erbaggio, e poi trasgredite la giustizia e l'amore di Dio. Queste cose bisognava curare senza trascurare le altre. Guai a voi, farisei, che avete cari i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. Guai a voi perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo". Uno dei dottori della legge intervenne: "Maestro, dicendo questo, offendi anche noi". Egli rispose: "Guai anche a voi, dottori della legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito! 
Lc 11, 42-46

Guai a chi fa un sacco di cose belle, ma poi trasgredisce la giustizia e l'amore di Dio. Guai a chi appare perfetto, attento ad ogni dettaglio e poi non è giusto, cioè non mette in pratica le cose giuste, che sono parte della giustizia. Per comprendere ciò che giusto, per distinguerlo da ciò che è sbagliato, occorre comprendere e vivere l'amore di Dio, bisogna conoscere e riproporre con le nostre azione quel modo di essere di Dio. Essere noi stessi, allora, significa essere così come è Dio: pieni di amore e di passione per le cose giuste. Non solo per le cose belle, simpatiche, comode, gradevoli. 
Così facendo, così pensando, così amando, avremo il coraggio e non la vergogna, di prendere in mano ogni peso, di metterci sulle spalle ogni croce, per prima la nostra e poi, con disinteressata passione, anche quella di chi ci sta attorno. Con verità, con sincerità, non con semplice volontariato, ma con profondo amore per la vita dell'altro. E questo -prendersi cura della vita dell'altro, senza essere farisei- vale più di ogni guaio o offesa che ci possa capitare. 

martedì 16 ottobre 2012

PULITI E BELLI (DENTRO!)

Dopo che ebbe finito di parlare, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli entrò e si mise a tavola. Il fariseo si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo. Allora il Signore gli disse: "Voi farisei purificate l'esterno della coppa e del piatto, ma il vostro interno è pieno di rapina e di iniquità. Stolti! Colui che ha fatto l'esterno non ha forse fatto anche l'interno? Piuttosto date in elemosina quel che c'è dentro, ed ecco, tutto per voi sarà mondo. 
Lc 11, 37-41

Quando penso ai farisei mi viene da pensare al malessere che provavano nel momento in cui, grazie alle parole di Gesù, venivano obbligati a fare i conti con il loro cuore, con la verità posta dentro alla loro vita e non con quanto appariva di loro. C'è spesso una grande differenza tra quanto vogliono far vedere  (tra quanto vogliono far-si vedere) e chi in realtà sono. Anche noi, duemila anni dopo, soffriamo della stessa malattia. Spesso si rende perfetto il "fuori" per nascondere il "dentro". Si lucida un oggetto, lo si ricopre con materiali pregiati, si nascondono i difetti con abili trucchi. Ma il "dentro" ha sempre qualche problema. Per vergogna, per pigrizia, per paura, per abitudine, per ideologia, sempre meglio non far vedere, nascondere, eliminare tutto ciò che non ci rende perfetti. Tuttavia il Vangelo dice altro: guai -sembra dire Gesù- a chi rende perfetto l'esterno e non cura il cuore, a chi pensa di salvare se stesso e gli altri con la bellezza superficiale e non con la Bellezza che si trova e si deve trovare nella vita interiore. 
Come ottenere questa Bellezza? Dando in elemosina quel poco o tanto che abbiamo dentro, condividendo con altri i talenti di cui tutti siamo portatori. E' il gesto del donare e del donarsi, non del farsi belli, che salverà la nostra vita.


lunedì 15 ottobre 2012

VOGLIAMO LE PROVE!

Mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: "Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato nessun segno fuorché il segno di Giona. Poiché come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell'uomo lo sarà per questa generazione. La regina del sud sorgerà nel giudizio insieme con gli uomini di questa generazione e li condannerà; perché essa venne dalle estremità della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, ben più di Salomone c'è qui. Quelli di Nìnive sorgeranno nel giudizio insieme con questa generazione e la condanneranno; perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, ben più di Giona c'è qui. 

Lc 11, 29-32

"Ed ecco, ben più di Giona c'è qui"...ma a noi sembra non importare nulla, vogliamo le prove!
Volere le prove per credere in Dio, prove che attestino la sua verità, è come continuare a chiedere alla persona che si ama se il sentimento è corrisposto. Quanta poca fiducia, quanto poco ascolto, quanta terribile diffidenza e sospetto. Non c'è conoscenza della Verità quando non si ha l'umiltà di fare un passo indietro e di riguardare la realtà con uno sguardo un po' più semplice, meno razionalizzato, sicuramente più sensibile. L'inganno della tecnologia (che viene dopo quello della ragione) sta nel pensare il tutto spiegabile attraverso la logica e l'umano ragionamento. Il mistero, la comprensione del mondo e degli affetti attraverso i sensi e la coscienza sembrano essere discorsi per illusi e ignoranti. Ma la parola di quel Maestro di Nazaret chiede il coraggio di fare quel passo indietro, chiede di spostarsi dal posto che spetta a Dio e di riconoscere, con occhi diversi, i veri segni della sua presenza. Non prove umane, ma incondizionati segni di amore. E se è vero, come è vero, che l'amore può essere scorto dappertutto, allora le prove sono sotto gli occhi di tutti. Basta non tenerli chiusi! 

venerdì 12 ottobre 2012

NON SONO SCIOCCHEZZE

Ma alcuni dissero: "È in nome di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni". Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo. Egli, conoscendo i loro pensieri, disse: "Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull'altra. Ora, se anche satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl, i vostri discepoli in nome di chi li scacciano? Perciò essi stessi saranno i vostri giudici. Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, è dunque giunto a voi il regno di Dio. Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, tutti i suoi beni stanno al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via l'armatura nella quale confidava e ne distribuisce il bottino. Chi non è con me, è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde. Quando lo spirito immondo esce dall'uomo, si aggira per luoghi aridi in cerca di riposo e, non trovandone, dice: Ritornerò nella mia casa da cui sono uscito. Venuto, la trova spazzata e adorna. Allora va, prende con sé altri sette spiriti peggiori di lui ed essi entrano e vi alloggiano e la condizione finale di quell'uomo diventa peggiore della prima". 
Lc 11, 15-26


Essere superficiali con le "cose" che riguardano la nostra interiorità ci porta, a poco a poco, ad avere un sacco di arretrati ai quali dover prestare molte attenzioni. Piccoli errori, difetti, peccatucci, che si possono accumulare con buona abitudine e che possono incominciare a far parte del nostro comportamento e carattere. E allora "la condizione finale...diventa peggiore della prima". Far finta di niente non serve. Danneggia e basta. Vale per la vita interiore, vale per l'attenzione a non concederci facilmente a ciò che ci allontana dal cuore di Dio (perché alla fine sappiamo bene che stiamo facendo male qualcosa che ci porta a star male. Ecco la differenza tra bene e male: il male è sbagliato perché fa male!), vale per le nostre relazioni, per ciò che Gesù desidera più di ogni altra cosa per noi: che noi siamo una cosa sola. Anche satana ha bisogno di avere un regno non diviso, lui, il primo di tutti i divisori! 
Lasciarsi guidare dal dito di Dio aiuta a trovare quella direzione da seguire che dà senso ad ogni singolo istante della giornata. Occorre un po' di fiducia, un po' di umiltà, un po' di obbedienza per seguire la strada che quel dito ci indica.
La via della vita.


giovedì 11 ottobre 2012

NON NOVA, SED NOVE

Oggi mi permetto una licenza ambrosiana. Un po' per nostalgia, un po' perché penso che questo brano, messo qui in questa giornata possa illuminare molto. 
Mantenere desta l'attenzione ai segni dei tempi, a ciò che accade nella nostra vita e nella vita di chi ci sta accanto. Cercare di comprendere il mondo stando dentro questo mondo, che è tutto da amare e illuminare con la luce della Verità, perché l'ombra e la bruttezza della Menzogna, che rende l'uomo schiavo, siano a poco a poco allontanate dal suo cuore. Un cuore di figlio e, per questo, liber-o. 

Ricordare il grande evento del Concilio Vaticano II vuol dire essere disposti, di nuovo, a convertire il cuore, a guardare a Gesù come all'unico vero Maestro, capace di dirci quale via seguire per annunciare a tutti il nome di Dio, il nome del Padre. 

Ecco allora che la Parola di oggi parla da sola, nella sua semplicità, nella sua precisione, nel suo essere parola schietta e diretta. Senza altri commenti, nostalgie o divisioni ideologiche. Solo chi ha nel cuore Gesù e il suo Vangelo, ama davvero la Chiesa. Tutto il resto sono solo parole di uomini... 


«Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina». E disse loro una parabola: «Osservate la pianta di fico e tutti gli alberi: quando già germogliano, capite voi stessi, guardandoli, che ormai l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino. In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno». 


Lc 21, 25-33


mercoledì 10 ottobre 2012

PERCHE' PREGARE?

Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite: Padre,sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdona a noi i nostri peccati, e non abbandonarci alla tentazione».
Lc 11, 1-4


Cosa vuol dire pregare? Occorre chiedercelo, perché spesso ci dimentichiamo di farlo e quindi ne scordiamo l'importanza. Ma anche chi prega, non sempre si rende conto di quello che sta facendo. Ci sono preghiere imparate da bambini, ci sono modi di pregare che ognuno si inventa. Si prega in chiesa, in casa, sul vagone della metro o in mezzo al traffico. Si può pregare sempre. Perché? Pregare non è solo un dire delle parole, magari che si sanno a memoria. Pregare è coltivare una relazione, un'amicizia, quel rapporto di bene che c'è tra Dio e l'uomo, tra il Padre e i figli. Quando Gesù insegna a pregare ai suoi discepoli non fa altro che suggerire parole che aiutino a vivere questo rapporto straordinario di bontà, di misericordia, di perdono, di amore, di paternità. E così facendo, coltivando questa amicizia speciale, chiediamo a Dio di far essere le cose così come Lui le ha pensate: con il suo cuore buono di Padre. Pregare significa essere capaci di dire "Padre", per vivere con Lui una vita da figli e tra di noi da veri fratelli. 

martedì 9 ottobre 2012

ESSERE PRESI, PREOCCUPATI, AGITATI PER... ?


Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa. Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola; Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: "Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti". Ma Gesù le rispose: "Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta". 

Lc 10, 38-42

Fare, fare, fare, fare... Quante cose ci sono da fare: per la scuola, il lavoro, la famiglia, la società. Anche negli ambienti cristiani (parrocchie, oratori, associazioni, movimenti,...) c'è sempre tanto da fare: incontri, catechesi, uscite, viaggi, vacanze, ... e soprattutto in questi ambienti, quando manca la "Marta" di turno, che si gira le maniche e si mette a fare, c'è sempre qualcuno pronto a criticare: "quanta pigrizia!, non si fa niente!, non c'è niente da fare!,...". Vero è che se il tempo non lo si riempie con qualcosa da fare si perdono tante occasioni, anche buone, per annunciare il Vangelo. Ma spesso, troppo spesso, le cose da fare rubano il posto all'unica cosa di cui c'è bisogno, l'unica cosa di cui abbiamo bisogno: metterci ad ascoltare Gesù, a stare con Gesù, a parlare con Gesù, a pregare con Gesù. 

Maria, in qualche nostra realtà, sarebbe presa presa in giro come la "bigotta" di turno, perché preferisce Gesù ad altro e Marta, invece, come la brava cristiana volenterosa, che "si da tanto da fare". 
Questo il giudizio dell'uomo. Nel brano qui sopra, quello in corsivo, il parere del Figlio di Dio. 

lunedì 8 ottobre 2012

LE "MANI PULITE" NON SANNO COS'E' L'AMORE

Un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova: "Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?". Gesù gli disse: "Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?". Costui rispose: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso". E Gesù: "Hai risposto bene; fà questo e vivrai". Ma quegli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: "E chi è il mio prossimo?". Gesù riprese: "Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto.Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall'altra parte. Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n'ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all'albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno. Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?". Quegli rispose: "Chi ha avuto compassione di lui". Gesù gli disse: "Và e anche tu fà lo stesso". 
Lc 10, 25-37

La parabola del buon samaritano è forse uno dei racconti più celebri del Vangelo di Luca e dell'insegnamento cristiano. Gesù, nello spiegare il modo per avere la vita eterna, per rispondere alla domanda: come faccio a vivere una vita vera, che non passa, autentica, buona, bella e felice, ci dice ancora una volta che bisogna sporcarci le mani. Già: per avere una vita vera non possiamo avere le mani pulite. Dobbiamo sporcarci le mani con la vita di chi incontriamo, fosse anche qualche sconosciuto, per far percepire che dal cuore di un cristiano parte un modo di amare totalmente diverso da quello solamente umano. Un modo divino. Sporcarsi le mani con il sangue di uno straniero; perdere tempo per aiutare chi nemmeno conosciamo; essere disposti a cambiare la rotta del nostro viaggio pur di fare il bene dell'altro; essere pronti a perdere un po' della nostra umana ricchezza perché qualcun altro trovi vantaggio. 
L'esistenza trova il suo senso in un amore che rende le nostre mani sporche della vita degli altri.


venerdì 5 ottobre 2012

GUAI IN VISTA...

"Guai a te, Corazin, guai a te, Betsàida! Perché se in Tiro e Sidone fossero stati compiuti i miracoli compiuti tra voi, già da tempo si sarebbero convertiti vestendo il sacco e coprendosi di cenere. Perciò nel giudizio Tiro e Sidone saranno trattate meno duramente di voi. E tu, Cafarnao, sarai innalzata fino al cielo? Fino agli inferi sarai precipitata! Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me disprezza colui che mi ha mandato". 
Lc 10, 13-16

Da altre parti è scritto che la gioia in cielo è più abbondante per un solo convertito, piuttosto che per novantanove che non hanno bisogno di conversione. Ma quel "guai a te", oggi, ci ricorda che non c'è alcun uomo sulla terra che non abbia bisogno di conversione. Anzi: quanto più siamo vicini alle "cose" di Dio, tanto più il cuore può abituarsi, può mascherarsi, illudersi di essere in una buona condizione, illudersi di essere capace di amare, illudersi di avere ragione. Un cuore così superbo, che si illude di non aver bisogno di conversione, non è un cuore capace di amare veramente. Ecco perché Gesù minaccia quelle città, che rappresentano tutti coloro che già credono in Dio e che probabilmente praticano anche qualche forma di religiosità, più o meno frequente. Gesù mette in guardia tutti noi chiedendoci di stare attenti ai miracoli che continuamente accadono sotto i nostri occhi. Miracoli che possiamo compiere e notare soltanto grazie alla fede, quel modo di guardare alla realtà con una grande fiducia in Dio Padre, che ci permette di andare al di là delle apparenze e di continuare a sperare.


giovedì 4 ottobre 2012

FRATE FRANCESCO

In quel tempo Gesù disse: "Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te. Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare. Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero". 
Mt 11, 25-30

Cosa aggiungere a questo moto di gioia che quel giorno ha preso Gesù? E' la gioia di chi si accorge che la Verità entra prima nelle orecchie dei semplici, dei piccoli, dei bambini, degli oppressi, di chi è debole. Mentre chi è pieno della sua verità soggettiva ("per me è così..", "io penso questo..", ...) e mai è disposto a mettersi in discussione di fronte agli altri -e all'Altro per eccellenza, che è Dio-, rimane lontano dal conoscere quella strada da percorrere per avere la vita vera. 

Francesco: un giovane come tanti, anzi il più rumoroso e scapestrato giovane di Assisi. Organizzava feste, balli, danze. Viveva per divertirsi, senza mai conoscere la vera gioia. Ha dovuto pestare il naso contro il muro prima di accorgersi che è il cielo che regge la terra, vivere un tempo di turbamento interiore prima di comprendere che senza Gesù Cristo e il suo Vangelo ogni cosa che faceva non aveva significato. E quando ha scoperto che l'unica ricchezza che vale la pena accumulare è l'amore nei confronti di Gesù, si spogliò di tutto, mettendo tutto in secondo piano, mettendo ordine nella sua vita e decidendo di vivere per sempre per Lui. In semplicità e "perfetta letizia". 

Grazie, frate Francesco!
Dacci qualcuna in più delle tue sante sberle, 
che ci svegliano dal nostro orgoglio e dal sonno della nostra fede sciatta e tiepida. 
Diventare come te è quasi impossibile, 
ma cercare di imitarti è un sogno straordinario. 


mercoledì 3 ottobre 2012

PRONTI VIA!


Mentre andavano per la strada, un tale gli disse: "Ti seguirò dovunque tu vada". 
Gesù gli rispose: "Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo". 
A un altro disse: "Seguimi". E costui rispose: "Signore, concedimi di andare a seppellire prima mio padre". 
Gesù replicò: "Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu va' e annunzia il regno di Dio". 
Un altro disse: "Ti seguirò, Signore, ma prima lascia che io mi congedi da quelli di casa". 
Ma Gesù gli rispose: "Nessuno che ha messo mano all'aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio". 
Lc 9, 57-62


Non ci sono scuse per chi vuole seguire davvero Gesù. Chi vuole vivere veramente il Vangelo deve essere disposto a farsi cambiare la vita da queste belle parole, da questa buona notizia: cambiare il modo di pensare, di vedere le cose, di stare nel mondo. Cambiare l'ordine delle priorità. Sullo sfondo la mai tanto benedetta semplicità, che ci fa adattare anche in situazioni apparentemente scomode e inospitali. Persone, luoghi, rapporti, relazioni, situazioni, vengono così illuminati da una luce nuova e noi, con la nostra vita, possiamo vivere diversamente -finalmente- una vita buona. Non ci possono essere scuse, perché ciò che offre il Vangelo è una strada da seguire per trovare un senso alle cose che si fanno. Se esci da questa strada il senso è perso. Per questo essere discepoli di Gesù non è immediato, chiede impegno, chiede qualche rinuncia per avere in cambio un tesoro grandissimo: la via per arrivare alla vita vera (eterna) che inizia già qui e ora e che tutti desideriamo più di ogni altra cosa. 

Come direbbe qualcuno: semplice, non facile! 

martedì 2 ottobre 2012

ANGELI

In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: "Chi dunque è il più grande nel regno dei cieli?". Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: "In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me. Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli". 
Mt 18, 1-5.10

Deve essere proprio qualcosa che tormenta i discepoli di Gesù. E' un problema che, in diversi modi, riguarda anche noi, duemila anni dopo. Chi è il primo? Chi è il migliore? Chi comanda? Chi dice come le cose devono essere fatte? Chi è il più grande? 
Se apriamo un giornale o ascoltiamo la voce della tv la risposta, la triste risposta, è presto data: i più furbi, i più forti, i prepotenti, chi cerca di farla franca (e spesso ce la fa!). Questi sono i più grandi secondo la logica del mondo. 
No. Secondo il cuore di Dio questi non sono i più grandi. I migliori, per il cuore di Dio, sono i bambini, i semplici e puri di cuore, gli umili, i mansueti, i miti. Agli occhi arroganti del mondo questi "preferiti da Dio" sono diventati sfortunati (per non dire un'altra parola) o ritenuti poco degni di credibilità. Ma i conti alla fine non mentono mai: solo una vita semplice è in grado di condurre là dov'è il tesoro per ciascuno di noi. Solo la semplicità apre la strada alla felicità. Il resto è inganno. 
Oggi possiamo fermarci a pensare a quello spirito buono mandato dal Padre che ci guida e ci "guarda le spalle", qualsiasi cosa facciamo, buona o cattiva. E' la presenza di Dio sulla nostra vita, ogni giorno, sempre. 
Sono angeli e la loro presenza rende più bella la nostra vita. 

lunedì 1 ottobre 2012

PER ESSERE PIU' LEGGERI


Frattanto sorse una discussione tra loro, chi di essi fosse il più grande. Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un fanciullo, se lo mise vicino e disse: 
"Chi accoglie questo fanciullo nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Poiché chi è il più piccolo tra tutti voi, questi è grande". 
Giovanni prese la parola dicendo: "Maestro, abbiamo visto un tale che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non è con noi tra i tuoi seguaci". 
Ma Gesù gli rispose: "Non glielo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi". 


Lc 9, 46-50

Se c'è una gara da fare è quella del voler essere i più piccoli tra tutti. Non per umiliarci, non per essere schiavi dei prepotenti, ma perché solo nella piccolezza dell'umiltà sta la capacità di comprendere ciò che Dio chiede ai suoi figli. Un cuore troppo gonfio di sé non lascia spazio a nessuna parola e a nessun ascolto, nasconde il bene che anche gli altri sono capaci di fare e non ci fa vedere che chi non è contro di noi, sicuramente è per noi. Un insegnamento che alleggerisce molto il nostro modo di giudicare gli altri e le situazioni in cui viviamo. 
Quello che il vangelo di oggi ci dice ci aiuta ad essere più leggeri: piccoli di cuore e simpatici agli occhi del mondo.