martedì 2 novembre 2010

ON THE ROAD



C’era, un po’ di tempo fa, un articolo di giornale che parlava di una tragedia. Qualcuno aveva perso la vita durante un viaggio in montagna. Un viaggio estremo.
A lato di questo articolo un approfondimento: la riflessione di un alpinista, un uomo che ha fatto dell’estremo camminare in montagna uno degli oggetti di pensiero sulla vita.
Mauro Corona così scriveva:

Il viaggio estremo è spesso una fuga da se stessi… Per provare paura, una necessità che nasce da una sofferenza… Il vero eroe è quello che trova il proprio luogo estremo dentro se stesso” .

Ho ripescato subito questo articolo dopo che l’altra sera, in radio, ho sentito parlare un giovane uomo intenzionato a partire per un viaggio in solitaria, senza comunicare la meta a nessuno, senza preoccuparsi di dove andare, con il solo biglietto di andata e di ritorno.
Il bisogno di partire per viaggiare, visitare, conoscere, incontrare, penso sia innato in ogni uomo. Basta un rumore o una dolce musica a ri-chiamare la curiosità e a far muovere. È un elemento che accomuna tutti. E il viaggiare è bello se fatto insieme.
Viaggiare da soli non è bello, non è comodo, non è funzionale.

Perché allora a volte nasce il bisogno di un viaggio estremo, che permette alla sola solitudine di essere la compagna di cammino?
Hanno la stessa meta i viaggi fatti per turismo, per istruzione, per lavoro, per fede… e quelli fatti con se stessi alla ricerca di non si sa che cosa?

Uomo: vagabondo, turista, pellegrino… e poi?


QUOTATION: “E ti vengo a cercare perché sto bene con te, perché ho bisogno della tua presenza.” Franco Battiato – E ti vengo a cercare

5 commenti:

  1. "stranamente" leggendo quello che hai scritto mi è venuto in mente un libro da consigliarti...
    << La metà del viaggio sono gli uomini >>
    da: L'INFINITO VIAGGIARE - C.Magris

    [ti mando un link con una specie di recensione che ho trovato prima...:-) ]

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  2. Uomo: vagabondo, turista, pellegrino… e poi?
    e poi flaneur e giocatore. secondo Zygmunt Bauman la globalizzazione ha creato quattro eredi del pellegrino: il turista, il vagabondo, il flaneur e il giocatore. tutti questi soggetti tendono a creare relazioni frammentarie e instabili... del resto Bauman è il sociologo della modernità liquida.
    credimi, ho un'idea molto vaga di quello che sto dicendo ma so per certo che queste cose stanno scritte in qualche libro che ho studiato nella mia quasi conclusa triennale carriera universitaria.

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  3. "anonimo(a)": grazie per la recensione!

    Silvia: ieri la mia nonna stava facendo la polenta. Ad un certo punto ha detto "è troppo liquida! Serve altra farina". A Bauman (all'uomo post-moderno) consigliamo un po' di farina (e pensando alla farina continua a venirmi alla mente "il pane")?
    Tranquilla, anche io ho leggiucchiato qualche pagina di modernità, amore, uomini liquidi...
    e in effetti sembra così. Ma oltre a lui? Il nostro prossimo passo?

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  4. ... e "CERCATORE", di sè stesso, di equilibrio, dell'infinito, del sublime, della felicità, del suo posto nel mondo...o di chissà cos'altro!
    io so di avere bisogno ciclicamente di partire e camminare e vedere il mondo quotidiano da lontano.e da sola.
    e le risposte arrivano, sempre.
    (non so se hai letto "nelle terre estreme", nel caso te lo presto...è decisamente pertinente!)

    "in ognuno di noi c'è l'inquietudine della fuga, l'intolleranza dello spazio chiuso, del consueto; in ognuno di noi l'esploratore cerca di sopraffare il cittadino per portarselo via."Hugo Pratt (sto ancora cercando di decidere se ha ragione o no...)

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  5. "e le risposte arrivano, sempre."
    Le risposte arrivano perché ti metti in viaggio. Altrimenti non arriva niente!
    Prestarmi quel libro prevede un incontro (non sarebbe male come idea!).

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