mercoledì 2 marzo 2011

PAROLE CHE CONTANO#2

Riflettendo su queste cose dentro di me e pensando in cuor mio
che nella parentela con la sapienza c’è l’immortalità
e grande godimento vi è nella sua amicizia e nel lavoro delle sue mani
sta una ricchezza inesauribile e nell’assidua compagnia di lei c’è la prudenza
e fama nel conversare con lei,
andavo cercando il modo di prenderla con me.
Sapendo che non avrei ottenuto la sapienza in altro modo,
se Dio non me l’avesse concessa
– ed è già segno di saggezza sapere da chi viene tale dono –,
mi rivolsi al Signore e lo pregai, dicendo con tutto il mio cuore:
«Dio dei padri e Signore della misericordia,
che tutto hai creato con la tua parola,
e con la tua sapienza hai formato l’uomo

perché dominasse sulle creature che tu hai fatto,
e governasse il mondo con santità e giustizia
ed esercitasse il giudizio con animo retto,

dammi la sapienza, che siede accanto a te in trono,
e non mi escludere dal numero dei tuoi figli,
perché io sono tuo schiavo e figlio della tua schiava,
uomo debole e dalla vita breve,
incapace di comprendere la giustizia e le leggi.

Tu mi hai prescelto come re del tuo popolo
e giudice dei tuoi figli e delle tue figlie;

mi hai detto di costruirti un tempio sul tuo santo monte,
un altare nella città della tua dimora,
immagine della tenda santa

che ti eri preparata fin da principio.
Con te è la sapienza che conosce le tue opere,
che era presente quando creavi il mondo;

lei sa quel che piace ai tuoi occhi e ciò che è conforme ai tuoi decreti.
Inviala dai cieli santi, mandala dal tuo trono glorioso,
perché mi assista e mi affianchi nella mia fatica
e io sappia ciò che ti è gradito».

Sapienza 8, 17-18. 21 - 9, 5. 7-10



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