mercoledì 2 novembre 2011

GOOD ALONE, AMAZING TOGETHER!

Quando passa l’estate e le vacanze lasciano il posto ad un nuovo anno lavorativo, ci prende spesso un sentimento, che sa un poco di tristezza e un poco di nostalgia. Quando passa l’estate e il caldo di quei giorni, si riaprono le ante degli armadi, per recuperare qualche maglione, qualche felpa, una giacca un po’ pesante. E tutti i giorni sembrano un po’ più pesanti. Si dice che la vita riprende il solito “tran-tran”, che tutto torna come prima, che anche la natura si intristisce e pare morire. Le piante perdono le foglie, il cielo diventa grigio, le giornate si accorciano...
I colori sembrano venire meno. 
Ok. Fin qui la parte melanconico-romantica del racconto. Ma la realtà è ben diversa. Almeno per quanto abbiamo potuto vedere, incontrare e vivere. I colori. I colori sono stati i protagonisti di un viaggio durato tre giorni. Destinazione: Firenze. Mete aggiuntive: Barbiana e Loppiano. Un giro toscano per una novantina di ragazzi e ragazze adolescenti, dei primi tre anni di scuola superiore, e per i loro educatori. Un’uscita, un viaggio, un pellegrinaggio. Forse qualcosa in più. Classico, ma non troppo. Una visita caratterizzata dai colori. Li abbiamo notati appena giunti presso Barbiana, mentre salivamo la strada in collina, che porta alla chiesetta di S.Andrea, alla casa-scuola di don Lorenzo Milani e al piccolo cimitero in cui il corpo di questo prete geniale riposa. Colori vivi, colori accesi, di piante, di cielo, di natura. Son colori visibili ad occhio nudo, ma non solo. Oltre all’apparenza delle foglie, abbiamo scorto le sfumature dei racconti di Michele, ex alunno della scuola di Barbiana. Sfumature che sanno di passione, di una vita spesa ad insegnare e ad imparare l’arte del vivere, la bellezza delle parole e la capacità di stare al mondo vivendo appieno la propria libertà. Michele non ha citato direttamente una delle frasi più famose di don Milani (quella di un calcio nel sedere domani per ogni parola sconosciuta oggi), ma durante il racconto della storia di Lucianino, allievo proveniente da una cascina a un’ora e mezza di strada dalla scuola, ci siamo tutti stupiti al sentire quanta fatica un tempo si faceva per non perdere neppure un giorno di scuola, quanta importanza le veniva data dagli alunni (o, come si dice a Barbiana, “creature”), dai genitori e dall’unico insegnante, che era don Lorenzo stesso. “Signor Priore, noi non siamo del suo popolo, noi stiamo dall’altra parte del monte, ma vorrei chiederLe di poter mandare nostro figlio alla sua scuola, perché non voglio che Lucianino rimanga tra noi meschini, capaci soltanto di fare l’”o” col fondo dei bicchieri”. Queste le parole di una madre, della madre di Lucianino, che chiedono a don Milani di prendere nella sua piccola scuola anche suo figlio, perché non rimanesse nell’ignoranza meschina e buia, perché crescesse imparando la bellezza dei colori della vita.
A protezione di quella scuola, come patrono di ogni studente, un santo monachello (Santo Scolaro) col libro di fronte al volto per far si che ogni studente possa immedesimarsi in lui, rappresentato in un mosaico di vetro. Bello, simpatico, colorato! Ci ha accolti poi una città fiorita: Firenze, immersa ancora in un clima tardo estivo, illuminata da un caldo sole che ci ha mostrato le bellezze di questa opera d’arte di città. L’abbiamo attraversata e visitata, a piccoli gruppi, con il sorriso sulle labbra, con la semplicità di un grande gruppo di amici. Qualcuno, incontrandoci, ci ha fatto i complimenti: perché eravamo in tanti (ma questo ha la sua relativa importanza), perché siamo stati educati, ma soprattutto perché siamo apparsi come “persone belle!”. Non so da cosa sia dipeso. Qualcosa, forse, la si è capita durante l’ultima giornata di viaggio, passata a Loppiano. In questa città abbiamo assistito alle testimonianze di numerosi giovani e famiglie appartenenti al movimento dei Focolarini, che hanno scelto di vivere la loro vocazione di cristiani nella forma di una comunione di vita, puntando tutto sull’ideale evangelico dell’essere una cosa sola. La caratteristica di Loppiano è l’internazionalità: fondata una cinquantina di anni fa, è nata dal grande sogno di Chiara Lubich: far nascere un luogo dove persone diverse potessero vivere insieme da fratelli, per mostrare che un mondo diverso può esistere. Ed esiste davvero! La messa di Tutti i Santi, celebrata insieme alla comunità locale, è stato un momento di intensa preghiera: animata dai giovani “Gen”, concelebrata con alcuni sacerdoti del posto, tutti noi ci siamo accorti della grande partecipazione a quel momento, forse anche aiutata dalla bellezza della chiesa in cui abbiamo celebrato l’Eucaristia. Le vetrate colorate, rappresentanti i misteri principali della nostra fede, illuminate dal sole di mezzogiorno, proiettavano su tutti noi i colori più belli. Vere anche per noi, allora, le parole della Lubich, che per spiegare l’esperienza dei Focolari diceva: “Il segreto è quello di aver rischiato la vita per il più grande ideale: Dio!”. Forse questi nostri giorni sono stati un po’ così: “rischiati”. “Rischiati” perché eravamo davvero tanti e quando si è in tanti a volte qualcosa di importante può sfuggire; “rischiati” perché non tutti ci si conosceva e il non conoscersi è spesso il motivo che frena dal vivere nuove esperienze; “rischiati” perché... abbiamo vissuto delle divertenti esperienze di incontri “notturni”. Ma questi, se permettete, rimarranno nostri ricordi. A tutti noi rimangono questi e tanti altri ricordi: i sorrisi, i canti, la semplicità e la simpatia di ragazzi adolescenti, che contrariamente a quanto si dice, hanno voglia di vivere una vita vera e piena; l’impegno dei giovani che regalano la loro vita come educatori; il desiderio di camminare ancora insieme, “rischiando la vita per l’ideale più grande: Dio!”.
E se anche tornando a casa abbiamo trovato la nebbia, il freddo, qualche foglia in meno sugli alberi, non fa nulla: i colori della vita e della fede vissute insieme ci hanno caricati, come in un sogno, fino alla prossima bella stagione.



Bella vita la nostra?
Sì!

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