domenica 10 giugno 2012

VI DONO CIO' DI CUI IO VIVO



Di fronte a tanta bellezza..., di fronte a un amore così grande..., di fronte a un dono così pieno di luce e di bontà, forse bisognerebbe stare soltanto in silenzio. Davanti al Corpo del Signore Gesù che offre la sua vita per me, per noi, per tutti, c’è da stupirsi, c’è da rimanere a bocca aperta, come fanno i bambini quando si meravigliano. Questo si dovrebbe fare quando ci si trova davanti al Signore per adorare il suo corpo: stupirsi, meravigliarsi, rimanere anche a bocca aperta; occhi fissi, sgranati, innamorati di Lui. 
Innamorati! Perché davanti a un Dio così, davanti al Corpo di un Dio che è fatto di Luce e di Amore bisogna essere innamorati di Lui! E gli innamorati, quando stanno l’uno di fronte all’altra non hanno bisogno di parole per esprimere quello che provano nel profondo del loro cuore. 

Stiamo compiendo un’azione liturgica che ci mette tutti di fronte al dono più grande, al regalo più prezioso che gli uomini potessero mai ricevere: la vita di Dio. Una vita che ci viene donata affinché noi tutti possiamo continuare ad avere vita, una vita fatta non solo di cose naturali, di respiri, di movimenti, di nutrimenti, di pianti o di risate, ma una vita fatta di libertà, di gioia vera: insomma la vita eterna di cui tante volte il Vangelo ci parla. 
Fare la processione eucaristica, fare l’adorazione eucaristica ci porta a continuare quell’azione semplice e buona, santa e bella che è la celebrazione dell’Eucaristia, quello stupendo e magnifico modo che Gesù si è inventato per essere sempre con noi, per permettere ai suoi migliori amici di avere salva la vita, per permettere anche a noi di partecipare di quel dono grande in un po’ di pane e un po’ di vino! 

Torniamo con il cuore e con il pensiero alla celebrazione eucaristica, alla Messa, che per me quest’oggi si carica di un significato tutto particolare: la prima ed emozionante volta in cui quel poco di pane e quel poco di vino sono diventati il corpo e il sangue del Figlio di Dio nelle mie mani. 
Questo per me oggi è il miracolo più grande: il fatto che Gesù si fidi di me e delle mie mani per poter arrivare a tutti come strumento di salvezza. Da ieri ciò che passa attraverso queste mie mani può diventare prezioso come lo è il corpo e il sangue di Gesù. Perché è dalle mani del prete che scaturisce l’Eucaristia. E’ da queste mani consacrate con l’olio santo del Crisma che viene la forza umile e vera dello Spirito santo, che trasforma la specie del pane nella carne del Salvatore e la specie del vino nel sangue del Signore Gesù. 

Sono questi, insieme ad altri pensieri innamorati di Gesù, che mi hanno portato a scegliere quella frase di S.Agostino per l’immaginetta ricordo della mia ordinazione. 
Penso che in queste parole ci stia dentro tutta l’emozione che vivo nell’essere diventato prete, ma anche la grande e bella responsabilità che da oggi e per sempre mi aspetta: quella di donare sempre e a tutti ciò di cui io stesso vivo.
Agostino parla di un pasto da offrire ai nostri poveri e indica la strada della condivisione, del sentire umano. Un prete non può non condividere la sua vita con i suoi poveri, con quella gente che è povera di qualcosa di indispensabile per vivere. Perché questi sono i poveri: non solo chi non possiede soldi e vive in difficoltà economiche, ma anche coloro i quali mancano di qualche aspetto fondamentale della vita: c’è chi è senza lavoro, c’è chi è senza casa, chi è senza l’affetto di una famiglia, chi è senza la comprensione di una persona cara, c’è chi ha visto il suo matrimonio rovinarsi sempre di più fino ad arrivare alla drammatica decisione della separazione. C’è chi ha perso un figlio, chi ha perso un amico... . 
Potremmo continuare a lungo e cercare tutte quelle mancanze che fanno di un uomo un povero. Ma ci bastano questi esempi per renderci conto che ciascuno di noi può essere un povero bisognoso di un pasto donato, bisognoso di condividere il “sentire umano”. 
Mi sono chiesto che cosa volesse dire S.Agostino con l’espressione “sentire umano” e perché dica che questo sentire umano va condiviso con i nostri poveri. Mi sono poi guardato intorno, ho aperto un giornale leggendo le prime notizie, ho teso l’orecchio camminando per strada e dentro a qualche centro commerciale e ho capito che noi, uomini e donne, giovani, ragazzi e anziani del 2012 abbiamo oggi più che mai bisogno di condividere un po’ di vera umanità, abbiamo bisogno di sentirci normali, anche con i nostri limiti e difetti; abbiamo bisogno di sapere che chi ci cammina accanto non è qualcuno che ci vuole togliere la vita, ma un fratello o una sorella con i quali ci si può anche fermare a parlare come amici, anche se non ci si conosce. Noi tutti, poveri del 2012, abbiamo bisogno di ricevere un po’ della vita degli altri, di sentirla vicino alla nostra, pronta a donarci qualcosa di grande, in aiuto al nostro grande bisogno di felicità. 
Un prete, forse un po’ più di altri, dovrebbe fare questo. Anche se non dovesse riuscire, come dice Agostino, a nutrire tutti con del pane materiale e visibile, anche se non riesce ad arrivare sempre da tutti e dappertutto, forse il prete è veramente prete quando compie con fede e amore quell’azione per lui indispensabile, quel gesto che tutti i giorni lo tiene in vita, perché è da quel gesto che il prete trae fuori la sua vita: celebrare l’Amore di Dio nell’Eucaristia. 
Ecco ciò che vi dono, dice Agostino, ecco ciò che vi dono vi direbbe ogni prete innamorato di Gesù; ecco ciò che vi dono, dico io, in questo giorno di grazia per me immeritata: ciò di cui io vivo è il tesoro del Signore, sono le vivande di quel Padre buono che sta nei cieli, che da ricco che era del suo essere Dio ha voluto farsi povero per noi, povero come noi, povero come noi tutti poveri del 2000. E quel Padre buono che sta nei cieli si è fatto povero per noi in Gesù, in quel pezzo di pane che ci fa stare ora in silenzio e innamorati davanti a Lui, perché noi, poveri, diventassimo ricchi della sua povertà. 

Concludo, con le parole di uno scrittore, che ad un certo punto si è accorto che non c’era nulla di più prezioso dell’Eucaristia per lui nella sua vita: 
Sulla terra, su questa nostra cara, amata terra, non c’è niente di più bello dell’Eucaristia. 
Chi non ci crede o ci crede poco non sa quello che si perde: la vita tutta intera!”.


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