L'aggiornamento di questo blog è mostruosamente saltuario. Anzi, praticamente, quasi inesistente. In questa prima notte quaresimale, però, ho voglia di scrivere. Poche cose. Spero buone.
Questa mattina ho detto arrivederci a un collegaprof che se ne va. L'ho incrociato diverse volte in corridoio, quasi a ogni cambio d'ora, e più si avvicinava l'ultima campanella, più in lui cresceva l'emozione. Si è trovato di fronte a una bella e non facile scelta, che lascio riservata, perché è giusto così. Da mesi tento di farlo ragionare sulla bellezza di trovarsi di fronte al suo bivio, ma capisco tutta la sua agitazione: scegliere chiede di rinunciare e questa volta per lui la rinuncia è stata abbastanza grande.
Ore 13.10, fine della quinta ora. Inizia il dramma: svuotare il cassetto.
Ho assistito a questa scena quasi con la sua stessa commozione, ricordando le tante scatole riempite (e non ancora tutte svuotate) in questi ultimi anni di vita qua e là. Svuotare il cassetto in aula prof penso sia qualcosa di simile ai miei mille traslochi, nell'emozione, nei ricordi, nel pensare "
questo non mi serve più" oppure "
questo lo tengo, non si sa mai".
Scendendo le scale prima di uscire, ho avuto il coraggio di confidargli un'idea incosciente che mi è venuta e di cui, normalmente, mi vergogno un sacco. Succede spesso così: se le corde del cuore vibrano per un attimo sulle stesse frequenze d'onda, si è disposti a condividere anche le idee e i sogni più folli che ci abitano la testa e il cuore.
Basta ho già scritto troppo.
Buona fortuna, amico e collega. Rimani lo stesso perché sei forte così!
"
Prof, quando ho saputo che l'avrei avuta ancora per tre anni mi sono messa a piangere.
Ora che se ne va piango più di prima"
(Alunnachepiange, 2a LC)