giovedì 6 marzo 2014

CASSETTO VUOTO

L'aggiornamento di questo blog è mostruosamente saltuario. Anzi, praticamente, quasi inesistente. In questa prima notte quaresimale, però, ho voglia di scrivere. Poche cose. Spero buone.

Questa mattina ho detto arrivederci a un collegaprof che se ne va. L'ho incrociato diverse volte in corridoio, quasi a ogni cambio d'ora, e più si avvicinava l'ultima campanella, più in lui cresceva l'emozione. Si è trovato di fronte a una bella e non facile scelta, che lascio riservata, perché è giusto così. Da mesi tento di farlo ragionare sulla bellezza di trovarsi di fronte al suo bivio, ma capisco tutta la sua agitazione: scegliere chiede di rinunciare e questa volta per lui la rinuncia è stata abbastanza grande.
Ore 13.10, fine della quinta ora. Inizia il dramma: svuotare il cassetto.
Ho assistito a questa scena quasi con la sua stessa commozione, ricordando le tante scatole riempite (e non ancora tutte svuotate) in questi ultimi anni di vita qua e là. Svuotare il cassetto in aula prof penso sia qualcosa di simile ai miei mille traslochi, nell'emozione, nei ricordi, nel pensare "questo non mi serve più" oppure "questo lo tengo, non si sa mai".
Scendendo le scale prima di uscire, ho avuto il coraggio di confidargli un'idea incosciente che mi è venuta e di cui, normalmente, mi vergogno un sacco. Succede spesso così: se le corde del cuore vibrano per un attimo sulle stesse frequenze d'onda, si è disposti a condividere anche le idee e i sogni più folli che ci abitano la testa e il cuore.

Basta ho già scritto troppo.
Buona fortuna, amico e collega. Rimani lo stesso perché sei forte così!


"Prof, quando ho saputo che l'avrei avuta ancora per tre anni mi sono messa a piangere. 
Ora che se ne va piango più di prima"
(Alunnachepiange, 2a LC)

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