martedì 27 luglio 2010

LUMACA

Meditando insieme ai miei bernoccoli ho capito una cosa:
la vertigine fa paura.


C’è un po’ di vertigine a guardare verso il basso. Da un precipizio, da un balcone al settimo piano, dal tetto della cattedrale verso piazza Duomo, dalle vette dei monti più belli del mondo verso terra…
C’è un po’ di vertigine a guardare anche verso l’alto. In mezzo al campo di uno stadio, verso il cielo, il nero azzurro cielo, verso l’infinito. Lo sguardo si perde e si mischia ai pensieri. Così smetti di guardare e cominci a pensare. Ma presto smetti anche di pensare.
C’è un po’ di vertigine a guardare dentro gli occhi di una persona: resisti qualche secondo, senza prestarci attenzione. Appena capisci quello che stai facendo cerchi un diversivo. Guardi per terra, le tue mani, la stanza in cui sei, qualche dettaglio del suo vestito…

Guardo fuori dalla finestra di camera mia e vedo in strada due bimbi che si fissano, tutti seri. Da un momento all’altro si mettono le mani addosso. E invece no: a poco a poco uno dei due incomincia a sorridere e poi esplode: ride!
I bambini hanno inventato un gioco. Il “gioco della vertigine”.
Perché ai bambini la vertigine non fa paura, fa ridere!



QUOTATION: “Il tempo s’infutura nel totale” E. Montale - Gerarchie

Nessun commento:

Posta un commento