mercoledì 4 agosto 2010

PUNCICATA

Sono abbastanza stanco e arrabbiato (a livello di pensiero, solo di pensiero, per fortuna). Sento alla tv questa parola: puncicata. Mi dicono che sia un modo dialettale romano per indicare un certo modo di accoltellare la gente. Un “leggero accoltellamento” praticato per “lasciare il segno”. Roba da tifosi un po’ violenti. Roba da criminali. Roba da ragazzi. Accanto a quella parola, puncicata, c’è la notizia di un vizio che sta dilagando tra molti [ragazzi]: quello di andare in giro con un coltello in tasca. Non per tagliare il pane e il salame per la merenda. No, no. Per difendersi, in caso di pericolo. Per sentirsi forti e fare paura... Per vendicarsi in caso di tradimento. Per lasciare un segno nel vuoto che sembra essere il grande compagno di gioco di molti.
Un muro bianco da taggare, un niente da riempire.

L’ultimo episodio. Due ragazzi, tredici e sedici anni. Per una ragazza, o qualcos’altro.
Uno in cielo, l’altro in galera.
Di ragioni non ne vedo molte. Neppure di soluzioni.
Qualcuno spiega il razionale perché? Qualcuno propone una razionale soluzione?
Sul banco degli imputati, come una moda, sempre: genitori, scuola, il disagio del Mezzogiorno…
«Un sedicenne che ha maturato la sua adolescenza in un ambiente familiare non proprio dei più opportuni». Questo dicono dell’accoltellatore. Dell’omicida. Dell’assassino. Un ragazzo di sedici anni.
E questo sembra essere la causa di tutto. Che sospiro di sollievo! Ecco dove stava l’imbroglio: il padre è in galera. Allora… cosa potevi pretendere? Un bravo ragazzo? No! Per forza un ragazzo cattivo!
Sempre che ne esistano, di ragazzi cattivi. Io non ci credo, nemmeno un po’, alla storia dei ragazzi cattivi.
La madre, del sedicenne, piange disperata la morte del ragazzetto e la follia del figlio.
È tutto un non senso.

Il titolo sui giornali dice: “Lite per amore…”. Un duello, insomma. Una vera e propria gara di forza tra cavalieri che si contendono una dama. Imprese di altri tempi? No, assolutamente no!
Ci sono le spade, c’è la lotta. C’è un vincitore, che nelle novelle ottiene la mano della bella fanciulla.
C’è il vinto, di cui non si sa bene che fine faccia.
Ma nel nostro medioevo la fiaba finisce sempre male. Per tutti. Rimane solo il piangere.
Si piange per quello che rimane, la sconfitta.

Appena finisco di leggere le notizie di questa vicenda rimango ancora molto stanco e arrabbiato.
Apro la mia home di Facebook. C’è ancora chi, molto leggermente, pubblica questo link:

Godiamoci questi anni ♥ Sono i migliori anni della nostra vita. E non ne vale la pena sprecarli piangendo, o soffrendo per un ragazzo. O per gli amici falsi. o per i prof bastardi. o per i genitori che rompono. Godiamoceli a 360° gradi, senza pensare a niente :)

Nell’ultimo post, “Balla o muori”, chiudevo riconoscendo il bisogno di un vuoto da colmare.
Oggi chiudo con un altro niente per il quale sembra valga la pena vivere.
Almeno per qualcuno.


QUOTATION: "Si può essere felici anche facendo la frittata con le bricciole" Gabriele, vescovo di Biella

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