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Lc 7,11-17
Gesù si mette accanto a questa donna e prova compassione per il suo dolore, un dolore immenso, la perdita dell'unico figlio, dopo quella del marito. Gesù prova dolore, forse si mette a piangere, si commuove, perché a questa donna la morte ha portato via tutto ciò che dava senso alla sua vita, tutti gli affetti: l'amore che la faceva vivere. Ma non si ferma qui, non si avvicina solamente all'umanità ferita della vedova, non piange soltanto per il suo lutto. Perché Gesù non è soltanto uomo: è e rimane il Figlio di Dio, il Figlio del Dio della vita. Ecco allora, nel miracolo, rivelata la potenza di Dio, che si avvicina con compassione alle ferite dell'uomo e le guarisce ridonando vita.
A noi, forse, non sono concessi miracoli così grandi, ma la presenza, la presenza compassionevole e affettuosa del Dio della vita, può guarire veramente dall'interno le ferite dell'anima e quel dolore per ciò che perdiamo o per quanto non riusciamo ad avere. La presenza del Dio della vita che cammina accanto a noi nelle prove e nel dolore dona quella consolazione della quale tutti, a diversa intensità, abbiamo bisogno.
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