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Lc 6,20-26
Poveri e ricchi; affamati e sazi; piangenti e ridenti; odiati e stimati. Ci possiamo essere dentro anche noi, tutti i giorni. Gesù sembra voler condannare a tutti i costi gli uni salvando gli altri. Ma non si tratta di una vera condanna a priori o un rendere legittimo e "normale" lo stato di vita di chi è un po' più sfortunato su questa terra. L'attenzione è tutta rivolta al futuro, a quel regno dei cieli di cui Gesù è il vero annunciatore. Siamo fatti per il cielo -ci ricorda il Signore- e tutto ciò che viviamo su questa terra deve essere indirizzato a quella vita eterna che continuamente desideriamo e che un giorno, finalmente, otterremo. E nel frattempo ci viene suggerito l'atteggiamento dell'umiltà (cioè il rimanere con i piedi per terra) che ci permette di continuare ad avere speranza, nonostante dolori, fatiche o persecuzioni perché ce lo promette niente meno che il Figlio di Dio.
Sono promesse fatte dal cielo.
Sicuramente verranno mantenute.
speriamo Don Andrea, perchè quando i delori sono tanti si fa fatica ad accettarli tutti-----io sono comunque ottimista----
RispondiEliminacontinua a sperare in quel "di più" che magari ora non vedi, ma che c'è.
Eliminacome il Sole oggi pomeriggio..