sabato 26 giugno 2010

SPOKEN WORDS

Scoprire uomini stra-ordinari. Ecco cosa spesso mi trovo a pensare. Persone che fanno lavori più o meno normali (con la solita distinzione (o forse no?) del normale recinto più grande).
Uomini e donne, ragazzi e ragazze, che hanno un tocco di magia, che ti fanno ben sperare, che ti fanno dire, quando li saluti e riprendi la tua strada, spalla a spalla verso il vostro futuro, “che bella persona che è!”. Spesso non li incontri nemmeno di persona. Li trovi nel tuo bar di fiducia (bar-romeo) oppure stampati sulla copertina di libri che hai sul tavolo. O su panchine invernali o sotto tende estive o appoggiati a muri o in bicicletta o scalzi o armati fino ai denti…

A volte parlare con loro mi lascia stordito, spiazzato.
Perché non ci ho pensato anche io a questo? Perché questo pensa alle stesse cose che penso io? E questa cosa così semplice, donde viene?
E sento come un coinvolgimento, come una sim-patia, un sentire comune, uno stare bene insieme, allo stesso tempo, allo stesso modo.
Come quando gli innamorati dicono di guardare la stessa stella e di sentirsi un po’ più vicini, pur abitando in due parti diverse della Terra. Ma vicini a che cosa?

Quelle persone ti mettono in crisi a volte, con pensieri, critiche, a volte lacrime, da togliere il respiro. Ti vorrebbero tirare un pugno. Te lo dicono, o glielo fai dire tu.
Ti prepari a riceverlo, perché sai che se te lo tirano poi stanno meglio.
Ma non sempre lo fanno, per fortuna. Perché sanno che se te lo tirano poi tu non starai meglio.

Un sentimento strano.
Di attesa per ogni volta che speri di incontrarli. Di apprensione se vieni a sapere che qualcosa nella loro vita non va per il verso giusto. Ti danni le notti per pensare a cosa stiano facendo, per chiedere a Dio un po’ di bene, un po’ di Amore per il loro navigare nel mondo. Per il loro volare in mongolfiera, di qua e di là.
Sorridi se al mattino trovi un sms che ti dice: “grazie” e tu sai di non aver fatto nulla per meritartelo.
Stai in apprensione se l’ultima volta che hai visto uno di loro questo ha pianto disperandosi.

Comunque sia: gli voglio bene, anzi no, penso di amarli. Altrimenti, “che merito ne avrei?”
Mancano ancora infiniti sorrisi e specchi in azione. Ma non è mica facile, eh!!
C’è una frase che ho trovato sul blog del solito piccolo principe. Potrei metterla come citazione. Ma ne ho in mente già un’altra.

Per saper scrivere bisogna aver letto, e per saper leggere bisogna saper vivere…

Per dire: quel princip-ino non è normale, è speciale!
Un sms anche lui, please.
aNdRe

p.s.: grazie fabio, per avermi messo “sottosopra” ieri pomeriggio! Ho pianto, non me ne vergogno, ma ora sorrido, perché so crederti, perché so davvero volerti bene!


QUOTATION: “la cresima serve per diventare maggiorenni nella chiesa, e per finire di venire a messa. no?” Giuseppe, con aria interrogativa e desiderio di conoscere una risposta

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