mercoledì 14 dicembre 2011

“ O MIO CARO E...BUON GESU' ”


Caro Gesù Bambino, 
ti scrivo questa letter-ina per tanti motivi. 
Primo perché sono passati tanti anni da quando ti ho scritto, proprio sotto Natale, una lettera piena di desideri. Quest’anno, a voler ben vedere, non ho grandi regali da chiederti. Per questo vorrei soltanto scriverti. Scrivere! Perché questa azione, da un po' di tempo mi fa star bene. Ma questo tu già lo sai. Anzi: tu sai proprio tutto. Sai già quello che voglio scriverti, quello che sto pensando e che le mie dita stanno concretizzando su questa tastiera. E allora perché scriverti una lettera e pubblicarla su Diapason? 
La risposta non sono sicuro di averla, ma penso che possa fare piacere a qualcuno il leggere quelle cose che ho voglia di dirti questa notte. Scrivo di notte, perché di giorno, normalmente, non ho molto tempo e se anche ne ho un pochetto, le parole mancano, non si mettono in fila ordinata, come invece mi pare stiano facendo ora. 
Ti voglio scrivere perché qualcuno mi ha chiesto di aggiornare questa pagina. Io non riesco a capire come possa succedere, ma negli ultimi giorni più persone mi hanno confidato di leggere fedelmente questo blog e di aspettare sempre qualche aggiornamento. Mi dico sempre che o sono pazzi o hanno tanto tempo libero: in entrambi i casi sento di volere un po' più di bene a queste persone, che apprezzano quello che per me è spesso il frutto della semplicità, il risultato di una grande e faticosa ricerca oppure, il più delle volte, il mio punto di vista sulle cose che mi capitano. 
Ti ricordi il mio amico Filomeno? È partito da un po' di mesi e già mi manca molto. Manca a tutti, a dire il vero. Bene, proprio lui notava spesso la capacità (secondo lui) di ruminare quello che "brucavo" dalla vita. Insomma mi dava del bovino! Ma lo faceva per farmi un complimento, ovviamente. 
Non so se sono vere le cose che diceva su di me, saranno gli altri a dirlo. So solo che la quantità di vita che ho brucato in questi ultimi giorni (e nelle ultime sere) mi darà da ruminare per un sacco di tempo. 
C'è stata, per esempio, la bravata vandalica di qualche ignoto personaggio, che si è divertito a rovinare un po' di automobili, tra le quali la mia. Vorrei (e forse questo è un po' un desiderio che affido alla tua disponibilità) un giorno conoscere i responsabili. Non per denunciarli o per chiedere loro i danni (per quello hanno inventato delle comode assicurazioni), ma, insomma, per guardarli un po' negli occhi, cercando di capire che cosa hanno dentro, se la noia o la rabbia li ha portati a fare cose così strane, a compiere atti di vero e proprio vandalismo. Se troverò occhi spenti o persi o rossi con le pupille dilatate, allora capirò tante cose di queste persone. 
Altrimenti, non saprei...
Probabilmente me ne tornerei a casa con un senso di fallimento. Io, per loro. O forse per i loro genitori, per i loro insegnanti, per chi in qualche modo è stato loro educatore. 
In questi giorni, davanti a tante “crisi” sembra che le parole manchino. Pensa a ieri pomeriggio, a Firenze. Le parole mancano. La Crisi, che non riguarda solo il nostro modo furbo di fare economia, mi sembra ci stia rendendo sempre più muti, sempre più senza parole. Ci toglie la parola. 
Ho notato, per esempio, come sia sempre più difficile rapportarsi alle parole. A giorni sembra che non abbiano proprio nessun peso e quindi passiamo ore e ore a parlare. Di niente. 
Altri giorni le parole ci escono dalla bocca, lucide e chiare, distinte e razionali e vanno a colpire là proprio dove la nostra testa vuole che vadano. Sono le parole dei giudizi, quelle frasi composte da soggetto e verbo essere e in genere qualche attributo. I giudizi fanno “essere” qualcosa o qualcuno così come la nostra testa ci suggerisce. Ma è Natale: come vorrei che a suggerire le parole da dire e i giudizi sia piuttosto il cuore. 
Un cuore che sia capace di mandare giù bocconi amari; un cuore che sia disposto ad sopportare il bruciare di antiche ferite, il vedersi di profonde cicatrici; un cuore che sa ascoltare! 
Altro problema: l’ascolto. Non ci si ascolta più. In nessuno modo, in nessuna occasione. Ho a che fare con tanti ragazzi, per lo più adolescenti (“studenti” o “liceali”, per chi ha paura ad usare il corretto modo di chiamare i ragazzi, che bambini non sono più e nemmeno già adulti). 
Per questo sublime tempo della vita ascoltare sembra diventato più un nemico che un alleato. Ascoltare comporta il silenzio e il silenzio comporta fatica. Quindi, come tu ben sai, è una battaglia spesso persa fin dall’inizio. Facciamo fatica a tenere la bocca chiusa. Facciamo fatica a tenere le orecchie chiuse. Facciamo fatica a fermare i pensieri. Facciamo fatica a frenare la cascata di ricordi che come un getto impetuoso di acqua a volte ci travolge. Facciamo fatica a metterci davanti ad una persona e ad accettare quello che lei vuole donarci: un po’ del suo tempo, un po’ delle sue parole, un po’ della sua vita. 
Non so se ci annoia la vita degli altri. Forse è questo il problema! 
O forse è altro. Non lo so, davvero. 
Però... così non è molto bello andare avanti. Tu puoi fare qualcosa per noi? Ci puoi insegnare qualcosa di nuovo o siamo noi che dobbiamo ripassare l’antica e perfetta lezione di sempre, quella che ci hai insegnato tu, con la tua vita?
Perché a pensarci bene tu hai fatto proprio così: hai voluto che noi ascoltassimo te e le tue parole, che sono ancora te incarnate nel corpo di un uomo. 
In maniera differente ogni uomo e ogni donna spera che nasca, da qualche parte, il Salvatore del mondo, o comunque della loro vita. 
Una volta ti chiamavano Messia. Ora ti chiamano in modi diversi. Però il senso è lo stesso: bisogna aggiornarsi! 
Mi colpiva la il modo in cui un giorno hai parlato di te stesso, quando quella donna, un po’ strana, è andata a mezzogiorno a prendere l’acqua al pozzo, in Samaria, e ti ha trovato assetato; ad un certo punto ti ha detto che anche loro aspettavano il Messia. 
Tu, con grande facilità, hai dato una delle definizioni più belle di te che abbia mai sentito: “sono io, che ti parlo”. Ma se il Salvatore del mondo sei tu che ci parli e noi non siamo capace di ascoltarti... come facciamo a salvarci? 
Se riesci a rispondermi, quando vuoi con calma, mi piacerebbe sapere cosa ne pensi, perché io di risposte ne ho sempre di meno. Anche se questa cosa non mi angoscia più di tanto e mi rende tanto leggero. 
Un po’ come le amicizie, anzi, come la “vera amicizia”. Ti ricordi? Quella che non è mai banale, come la musica che profuma la vita, come il giardino in cui ci si può riposare dalle fatiche di ogni giorno, come uno sguardo in cui sprofondare senza vergogna, senza preoccuparsi dell’imbarazzante banalizzazione del mondo. Ecco quella! Non c’è bisogno che ti scriva anche di quella. Tu sai tutto! 
Siamo noi, che con il nostro ego smisurato, sguazziamo in una cisterna piena di cose che nessuno sa più comprendere e disdegniamo la profonda libertà del mare. 
Tra dieci giorni tutta la terra farà, forse, un po’ di silenzio e, spero, si ricorderà un pochetto di te. 
Sono pieno di speranza. Perché vedo che la speranza manca sempre di più nelle case delle persone. 
Sono pieno di speranza e, nonostante tutto, mi pare di sapere che la Luce, dopo tanto buio, ri-splenderà. Forse hai dato anche a me e ai miei compagni di classe il compito di risplendere per far passare un po’ di buio. Non so se sono capace di farlo da solo, cioè... senza di te. 
Per cui... il più grande regalo che ti chiederei è quello di nascere. Punto e basta. Semplicemente!

O mio caro e buon Gesù...
Ci sono cose che nessuno sa.
Ma Tu sai tutto! 

Ti aspetto! 
tuo, 
dAn


4 commenti:

  1. spero che per molti sia così ..
    stupefacente, la delicatezza con cui ti rivolgi a Lui.
    eccezionale, la cura che hai per chi ti circonda.
    disarmante, la richiesta del tuo più grande regalo.

    Luca

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  2. Che dire... Caro fratello (cit.) ti avevo detto come non sarei riuscito a fare delle domande a Gesù se gli avessi scritto una lettera... Però mi rendo conto che tu lo hai fatto anche per me... le riflessioni in questo periodo mi riportano sempre a pensare che dovrei tacere un po' di più e ascoltare e che è IMPORTANTE (cit.) che io mi affidi a LUI per non diventare uno che predica sé stesso... anche qui vorrei metter una citazione... ma siccome è Natale starò buono... anche se forse hai capito il mio riferimento puramente casuale e essenzialmente assente... =) Ti prometto che darò un occhio in più a questo angolo di comunicazione e ascolto che è il tuo blog... il silenzio adesso ce l'ho a parte il cane che russa... =) A presto!

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  3. sono una di quei pazzi che aspetta i tuoi aggiornamenti, e ti ringrazio...perché quella Luce l'aspetto anche io, la cerco anche io, e come voi vorrei farla risplendere. Semplicemente!

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  4. Belle righe.
    Andate con gli armenti, non restate più.
    I doni, riverenti, offrite a Gesù!

    p.s.- Credo che, a ben guardarli negli occhi per capire cosa hanno dentro, vedresti marrone. Tanto, scuro, denso.

    Mx

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